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«In dieci si gioca meglio che in undici»

Questa era una delle tanti frasi celebri del compianto Barone Liedholm e il motto espresso molte volte dal Mago Helenio Herrera.

Dopo 56 giorni, la tifoseria del River può finalmente riabbracciare i propri beniamini al Vespucio Liberti in una caldissima domenica estiva con temperatura superiore a 30 gradi, nella ‘rivincita’ della finale di Coppa Argentina 2019 proprio contro il Central Cordoba.

Forse il caldo afoso o la classifica degli avversari di Santiago del Estero ha fatto prendere sotto gamba l’inizio della partita, dati i ritmi iniziali. Per la seconda partita consecutiva, Gallardo propone lo stesso undici con l’ormai inedito sistema 3-5-2 e con la seconda “bocciatura” di Pinola che, comincia a fare scalpore nonostante il prolungamento del contratto in settimana.

I primi minuti sono di perfetto equilibrio con qualche ripartenza del Central Cordoba che spaventa Armani con un tiro fuori area di Meli. L’ex Boca gioca con grande personalità obbligando Nacho Fernandez a un compito di copertura, piuttosto che al suo consueto gioco offensivo.

La prima svolta capita al 13’: il River rimane in 10 per la giusta espulsione ai danni di Paulo Diaz, reo di aver scalciato Nuñez che lo aveva prima trattenuto e poi spinto. Una reazione sconsiderata del cileno che non solo lascia la squadra in inferiorità numerica, ma che costa pure l’ammonizione del capitano Armani per proteste.

Da questo momento, inizia una nuova partita che vede protagonista il River e l’arbitro Néstor Pitana.

Qualsiasi altro allenatore a questo punto avrebbe inserito Pinola a scapito di una delle due punte, ma Marcelo Gallardo, come già dimostrato, non é un allenatore comune e nel DNA del River Plate esiste solo il gioco d’attacco. Il Muñeco non fa cambi, tenendo leggermento più basso Montiel a destra.

Salomon su Suarez, era rigore!

L’arbitro internazionale, invece, non espelle Nuñez al 19’ per una gomitata plateale su Enzo Perez e non concede un rigore solare al 32’ per un fallo di Salomon su Suarez. Pitana non é nuovo a queste manie di protagonismo e la sua conduzione di gara impedisce alla squadra di casa di finire il tempo in parità numerica e senza un rigore a favore. Il nativo della Provincia di Misiones, ex bagnino e buttafuori di Villa del Parque infatti sembra ormai annoiarsi a dirigere le partite della Superliga e tenta ogni volta di « riavvivarle» …..per lui ci sarà un futuro in qualche soap opera o qualche film di Campanella o Darin.

Nel frattempo, il River, padrone assoluto del campo, sfiora in 3 occasioni il vantaggio: una volta con Santos Borre e due volte con Suarez, autore di una grandissima prestazione. Ed é proprio grazie a un’azione di prepotenza di «Oreja» (il soprannome – apodo, che gli avevano dato nelle giovanili del Belgrano) che arriva il gol del vantaggio di Santos Borré al terzo minuto di recupero del primo tempo. Ottimo fendente a tagliare il campo di De La Cruz, che di partita in partita si sta guadagnando un ruolo importante in questo nuovo schema di centrocampo.

La gara si mette in discesa perché gli ospiti sono costretti a scoprirsi e a lasciare un po’ più di spazio agli uomini di Gallardo, che rientrano in campo nella ripresa senza cambi ma con l’intenzione di chiudere subito la gara. Purtroppo, lo stesso De La Cruz al 50’ spreca malamente tirando alle stelle un grande assist del motorino Montiel (sarà difficilissimo tenerlo nella prossima sessione di mercato). Ma l’occasione più ghiotta capita ancora nei piedi di Suarez, che al 68’ imbeccato da un filtrante da Nacho Fernandez (alla sua prima iniziativa della partita), vede il suo delizioso pallonetto respinto dalla traversa.

4 minuti dopo é invece il palo esterno alla sinistra di Rodriguez a dire di no a uno scatenato Suarez.

Subito dopo c’è ovazione per l’uscita di uno spento Enzo Perez, fresco di rinnovo di contratto fino al 2023 (respingendo al mittente le offerte di Gremio, Internacional e Léganes), che cede il posto a capitan Ponzio. Armani rimane inoperoso anche grazie a Rojas sempre concentratissimo, che inanella la sua terza partita sontuosa consecutiva. In grandissima forma, il difensore non perde un solo duello aereo e non sbaglia nessun intervento in copertura e in appoggio: le prestazioni del paraguaiano potrebbero spingere in fututo a certe scelte di mercato a giugno (Martinez Quarta, se arrivano offerte importanti).

La partita arrivava stancamente alla fine, ma come nel primo tempo il River tiene il meglio per la fine: Ignacio Scocco. Il rosarino, entrato al 75’ per dare fiato ad un esausto Santos Borré, al 92’ riceve un passaggio smarcante di Milton Casco (altra partita di sostanza anche per lui), slalomeggia in area tra Meli e Nani, elude il portiere Rodriguez e segna un gol che fa esplodere il Monumental. Togliendosi la maglietta si prende pure un giallo, ma dirà ai microfoni nel post partita voleva omaggiare il famoso gol di Ortega contro il San Lorenzo di tanti anni prima: Scocco aveva condiviso con il Burrito due stagioni nel Newell’s 2004/2006 con tanto di titolo in quella Lepra targata Tolo Gallego.

Finiva la partita con l’atmosfera magica del Monumental che risaltava questa nuova impresa, molto più che una vittoria. Si percepiva la voglia del gruppo a combattere, nonostante tutto e tutti. La forza di volontà e la voglia di vincere sopperivano le difficoltà di giocare con l’uomo in meno per oltre un’ora. Il carattere mostrato sul campo di certo sarà utile per le prossime ultime 5 partite.

I risultati di sabato sera, hanno praticamente tagliato fuori per il momento l’Argentinos Juniors e rimesso in careggiata il Lanus. Il Boca Juniors rimane a soli 3 punti e per ora l’unico obiettivo é tornare domenica notte con 3 punti dallo Stadio dell’Avenida di Santa Fe, dove il River avrà una partita difficile contro il Tatengue di Madelon che sarà privo del capitano (ed ex River) Bottinelli.

Ci sarà spazio per Quintero ?

Scocco partirà ancora dalla panchina ?

Di sicuro, ci sarà solo il ritorno alla titolarità per Pinola.

Vamos River

di Magdi Sadalla


calcioargentino.it

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