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Dopo il 2018 con la clamorosa final del siglo, pensavamo di averle viste tutte. Ci siamo dovuti ricredere. Tutto inizia con la lotta al titolo tra Racing Club de Avellaneda e la sorpresa del torneo, il Defensa e Justicia.

Defensa y Justicia

L’inizio anno è caratterizzato dall’esplosione del fenomenale Defensa Y Justicia, una piccolo club di provincia, lontano dalle grandi città e dai grandi nomi. Il tutto si svolge a Florencio Varela, piccola cittadina di 100.000 abitanti che diventa di colpo famosa grazie alle intuizioni tattiche di mister Beccacece, ingaggiato dall’Halcon alla fine dei mondiali 2018 (iera 2º di Sampaoli alla Selección) e desideroso di rilanciarsi. Grazie ai giovani in squadra riesce a giocare un calcio veloce, spumeggiante e ordinato, vincendo contro squadroni dal calibro di San Lorenzo e River Plate. La continuità di risultati e l’imbattibilità fino alla 18^ giornata portano il piccolo club velocemente in vetta alla classifica. El fabuloso equipo è formato da ragazzi della cantera e dai prestiti dalle grandi squadre dove qui vengono parcheggiati. C’è il difensore Barboza, Lisandro Martinez, il cecchino delle punizioni Matias Rojas, el Cuqui Márquez, Alexis Castro, Domingo Blanco e Nico Fernandez che diventano tutto a un tratto calciatori famosi.


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Due sono principalmente le caratteristiche dell’Halcon. La prima è il fútbol total, una sorta di calcio totale anni 70 dove tutti sanno fare tutto e non è difficile vedere un difensore davanti alla porta avversaria, come un attaccante inseguire l’avversario fin dentro la propria area. L’altra è la cosiddetta ‘zona Defensa’. La squadra infatti ha il vizietto di segnare negli ultimi dieci minuti, se non oltre. Qualche esempio? Contro il San Lorenzo vittoria al 91′; contro San Martin Tucuman pareggio al 81′ e vittoria al 91′; contro Argentinos Juniors la pareggia al 73′ e la vince al 94′, contro Aldosivi gol vittoria all’81′; nel rocambolesco 3-2 col Banfield il gol decisivo è al 89′..insomma, il Defensa è così, non muore mai. E ben presto conquista la simpatia degli addetti ai lavori per la semplicità e naturalezza dei protagonisti in campo e fuori. È emblematica la frase di Beccacece dopo la sconfitta immeritata contro il Boca: “Il Boca gana, il Defensa enamora” ovvero, ‘il Boca vince ma il Defensa fa innamorare’. È un amore che sboccia all’improvviso soprattutto grazie all’abilità tecnica del nuovo Dt. Arriva così la prima storica qualificazione alla Libertadores. A Florencio Varela son già contenti così. Non era mai successo.

Racing Club

Il Racing Club è la squadra con la miglior continuità di risultati, davanti anche a Boca e River, attardate dopo il famoso ‘fratricidio argentino’ in Copa Libertadores. L’equipo di Avellaneda è allenato dal Chacho Coudet, ingaggiato l’anno prima dopo la brevissima esperienza al Tijuana, in Messico. E dopo la buona impressione nella scorsa stagione, quest’anno la squadra sembra ulteriormente maturata. In testa fin dalle prime giornate il Racing domina la Primera e sembra davvero essere arrivato l’anno buono, anche senza il bomber Lautaro Martinez, spedito all’Inter. In squadra spicca il capitano di lungo corso Lisandro ‘Licha’ Lopez, determinante in campo e nello spogliatoio, Uomo vero prima che giocatore. L’Academia è una macchina da gol, oltre al Licha, è spesso determinante l’altro delantero, Dario Cvitanich, bomber acquistato dal Banfield per sostituire il toro Martinez e decisivo nella lotta scudetto l’anno prima tra Boca e Godoy Cruz. (Il Talandro fermò el Tomba facendo scappare i Xeneizes grazie al suo gol). Non è però tutto rose e fiori per l’Academia, squadrone sì, ma con un imprevedibile Centurion in rosa. Lo vedremo più avanti.

Siamo alla 18^ giornata, mancano 7 al titolo e il Racing è tre punti avanti al Defensa y Justicia. L’Academia gioca contro uno dei suoi tabù, il River. Ancora brucia ad Avellaneda il 3-0 subito negli ottavi di Libertadores l’anno prima e per atizzare ulteriormente le polemiche c’è la questione del Chacho che è un ex della Banda: “Quando Coudet incontra la sua ex squadra sembra avere dei blocchi psicologici’ scrivono. E quando il Racing perde 2-0 al Monumental deflagra la bomba. Eduardo però tira dritto, è abituato a questi tipi di attacchi. E’ l’11 febbraio e come se non bastasse ci si mette anche Centurion. Succede che al momento di entrare in campo contro il River, già sul 2-0, Ricardo perda letteralmente la testa spintonando Coudet. E non è la prima volta a Ricardo saltano i nervi, ma forse sarà l’ultima. Nella classifica di Superliga, il Defensa raggiunge l’Acade in vetta con 42 punti. D’ora in poi non sarà semplice.

Il Chacho prende una decisione forte, ma ferma, non perdonandolo e confinandolo alla squadra Reserve. Lo spogliatoio viene così salvaguardato e ci si può ricompattare in previsione delle ultime e decisive gare. Il Racing Club vincerà il titolo meritatamente, leggittimando il valore tecnico della rosa, con il Defensa che crollerà nelle ultime due gare, in riserva di carburante. Che spettacolo però! È il trionfo dell’Avellaneda lado Racing, è il primo trofeo dell’era Coudet dopo 5 anni dall’ultima Primera conquistata dall’amatissimo Diego Milito, è il 18° titolo nazionale.


Supercopa Argentina

Siamo a maggio 2019 e nel campo neutro di Mendoza va in scena la finale di Supercopa Argentina, tra Boca e Rosario Central. Il Xeneize è il campeón della Superliga 2017/18, è ora guidato dal ‘Lechuga’ Gustavo Alfaro, che tanto ha fatto bene il semestre precedente con l’Huracan. Guillermo Scelotto è ormai un ricordo: Dopo la final del Siglo persa, si accasa in California al Los Angeles Galaxy. Per Alfaro è il primo vero esame.


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L’avversario è il Rosario Central, campeón della Copa Argentina 2018, allenata del carismatico Paton Bauza, almeno fino a febbraio. Poi viene licenziato a sorpresa nelle prime giornate di Primera. Licenziato. Cosa abbastanza rara da queste parti.

El Paton esploderà in un’intervista sparando a zero sui dirigenti, a suo dire, del tutto inadeguati a dirigere una squadra di calcio. Inizia la finale e non è difficile capire come andrà a finire: Il Boca attacca, il Central si difende. Dopo un primo tempo abbastanza anonimo delle due squadre, nella ripresa il Boca spinge di più e costringe le canallas alla difensiva. Ed è pure fortunato il Rosario per i pali e traverse presi dal Boca. Si va ai rigori e la spuntano gli xeneizes. Grande festa a la Boca e all’Obelisco. Sarà l’unico trofeo dell’anno per Alfaro e squadra, il 27° per Tevez, l’ultimo per Angelici e Gribaudo.


Copa de la Superliga e la Copa promessa al Tigre

Viene introdotta da quest’anno la copa della lega chiamata Copa de la Superliga. La formula è semplice: tutti i club della Primera si sfidano tra andata e ritorno fino alla finale. Le sorprese non mancano. Il Racing, appena laureatosi campeón argentino da qualche settimana, esce sconfitto nei quarti dal Tigre, appena retrocesso in b. Anche il River viene eliminato ai quarti dall’Atletico Tucuman, l’Independiente esce agli ottavi, il San Lorenzo vince il clasico con l’Huracan, ma è sconfitto dell’Argentinos Juniors ai quarti, Il Boca fatica molto e grazie ai rigori contro Velez (il ritorno del figliol traidor Zarate all’Amalfitani è una locura) si aggiudica la semifinale. Dall’altra parte del tabellone il Matador (Tigre) gioca un gioco spumeggiante, di prima, grazie al regista arretrato Menossi, alla caparbietà di Cavallaro a centrocampo, all’intramontabile genialità di Montillo e alla freddezza di Di Fede Gonzalez. In semifinale contro il Decano non c’è storia e si qualificano alla finale con un roboante 6-0 complessivo, aspettando il Boca. Gli xeneizes appaiono qualitivamente un gradino sotto, ma Andrada, il portiere, è in ottimo stato di forma, c’è poi l’esperienza di Tevez e la quantità a centrocampo di Nandez e Marcone. Davanti non è un buon periodo per Benedetto, troppo a lungo a secco. Il Boca ci arriva alla finale giocando col minimo dei giri motore, e forse con anche pò di fortuna. Nella semifinale la zuccata del difensore Lopez ha la meglio nel doppio contronto contro il Bicho. Insomma, non è il miglior Boca. La finale termina sorprendentemente per il risultato, ma giustamente per quanto visto in campo. Il Tigre vince la prima edizione de la Copa de la Superliga battendo nettamente i xeneizes 2-0. Nel fronte Boca c’è delusione, soprattutto per il NON gioco mostrato nella competizione. Benedetto clamorosamente spreca l’impossibile. Prime critiche verso Alfaro.

Grande vittoria del Tigre ma la stagione del matador termina con un giallo finale. Essendosi qualificato per la copa Sudamericana (9º in classifica stagionale) non può di fatto giocare la copa perchè risultante retrocesso, secondo la complicata graduatoria promedio (che considera la media punti degli ultimi 3 anni).

Il paradosso del Promedio: nono in classifica stagionale ma retrocesso..

Vincendo però la coppa di Lega (e il regolamento prevedeva al vincitore la qualificazione alla Libertadores 2020), il Tigre anche se retrocesso, è di fatto qualificato per la coppa continentale. Se non che (La belleza delle istituciones sudamericane) la Conmebol si intromette vietando la copa al Matador. Ci vorrà un confronto tra federazione AFA e Conmebol per riuscire a trovare la giusta soluzione: Il Tigre, seppur retrocesso potrà così giocare la Libertadores, in quanto vincitore della Copa Superliga. La Conmebol (altro papelón) non poteva cambiare il regolamento della competizione in corso.

Il Tigre dicevamo. Appena retrocesso in B Nacional dopo aver fatto il secondo semestre da urlo, l’equipo di Gorosito sbalordisce tutti. E’ l’underdog che addirittura sbanca la competizione, vincendola. Dopo la questa copa ci si interroga una volta se eliminare quell’ingiustizia chiamata ‘promedio retrocessione’. Ma si resterà così.


Copa America

E’ il nuovo corso del Dt Scaloni, che viene confermato dopo il clamoroso fallimento di Sampaoli ai mondiali in Russia. Il merito di Scaloni è che, proveniente dal settore giovanile della Seleccion, conosce bene chi può dare nuove energie ed entusiasmo. Inizia la scrematura delle convocazioni nella Seleccion. Non ci sarà più spazio per Higuain, Biglia, Mascherano, Banega, Pavon, Meza e altri. Icardi si autoesclude inventandosi infortuni e non giocando più con l’inter. Vengono inseriti in squadra in pianta stabile novità importanti come Lautaro Martinez, Palacios, Lo Celso, Paredes, Pezzella. Il maggior merito di Scaloni è quello di lasciare una porta aperta a Messi, Aguero e Di Maria. Dopo il mondiale il Leo Nazionale aveva fatto intendere di averne avuto abbastanza con la Seleccion dopo l’ennesima delusione. La diplomazia e il corteggiamento del tecnico di fatto farà riavvicinare el Pulga al nuovo progetto.

L’inizio di Scaloni non è dei migliori. Nella prima amichevole la seleccion ne esce male contro il Venezuela (1-3), contro Marocco e Nicaragua (!) ecco le prime vittorie.

I convocati per la Copa America. Manca Icardi.

Ma è illusione. Scaloni, partito con i tre difensori, in copa America gioca con quattro dietro. L’inizio Copa sarà lo stesso difficile. Dopo la sconfitta netta con la Colombia (2-0) piovono ancora critiche inevitabili sulla Seleccion, al limite della crisi di nervi. Nonostante tutto il Ct va per la sua strada, ottenendo un pareggio insperato, in rimonta contro Paraguay. Sembra aver toccato il fondo, è vero, ma è il punto di risalita.


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Scaloni capisce che non può fare a meno delle due punte di ruolo e puntualmente fa giocare Lautaro e Aguero in un falso 4-3-3, a volte 4-3-1-2 a seconda di come si muove Messi. Arrivano le vittorie contro Qatar (decisiva per la qualificazione) e Venezuela nei quarti. Ora c’è il Brasile in semifinale. L’Argentina parte sfavorita contro i padroni di casa, ma nessuno può prevedere quello che succederà appena 90′ dopo. Il primo tempo è caratterizzato da errori dell’albiceleste che i brasiliani sfruttano per andare in vantaggio. La ripresa è devastante. Un’Argentina determinata sfiora più volte il pareggio, ma le decisioni arbitrali, nonostante il Var, indirizzano la partita verso la Seleçao. Una serie di rigori non dati (nonostante il Var, lo sottolineiamo) scatenano l’orgoglio e la furia argentina. La partita finisce 2-0 per il Brasile che va in finale; incominciano le durissime proteste. L’arbitro designato, l’ecuadoriano Zambrano, finisce sotto tiro e forse la sua designazione in questa delicata semifinale risulta fuori luogo e calcolata: Carolina Colman, la moglie del Zambrano, è segretaria personale del brasiliano Wilson Seneme, capo degli arbitri della Conmebol.

Boom! E’ il finimondo, iniziano le accuse, e anche Messi non tacerà dicendo: “Non possiamo tollerare tutta la mancanza di rispetto che ci hanno riservato in questa coppa. La corruzione non consente alle persone di godersi il calcio. Credo che la coppa la vincerà il Brasile, è stato tutto preparato per questo.” La Conmebol lo multa, squalificandolo tre giornate, l’AFA chiede insistentemente gli audio del var e pubblica sul suo sito un documento di sei pagine dove si contesta duramente l’apparato arbitrale, accusando la Conmebol stessa di aver agevolato il neo presidente brasiliano Bolsonaro, appena eletto. Frasi del tipo “imprudencia en la designación arbitral porque Zambrano tenía antecedentes negativos” fanno infuriare ulteriormente la l’ente calcistico sudamericano. La rappresaglia dell’organismo continentale non si farà attendere e consisterà nella revoca diplomatica al presidente AFA Tapia di rappresentare il sudamerica presso la Fifa.

Una cosa di buono però si nota. Messi, sempre taciturno e assecondante, per la prima volta non le manda a dire e prende le difese di una nazione intera, mettendoci la faccia, facendo valere i suoi gradi di capitano. E non sarà l’ ultima volta. Dalla Copa America ci andrà a muso duro a chiunque gli ‘romperà los huevas’ (scintille con Medel-Cile in CopaAmerica, Tite-Brasile in amichevole, Cavani, Uruguay in amichevole). La Copa America (l’Argentina finirà terza battendo il Cile 2-1) termina dignitosamente e dà la possibilità a Scaloni di continuare. L’Afa e l’opinione pubblica si rendono conto che in questa fase di rinnovamento (Lautaro è la sua scommessa più grande, vinta) il Dt può essere la risorsa giusta per guidare l’Argentina.


La ‘Vuelta a Boedo’

IL San Lorenzo è tornato a a casa, dopo 40 anni di esilio. Il 1 Luglio 2019 avviene il tanto sognato ritorno nei luoghi dove iniziò tutto, dove c’era el Viejo Gasometro, lo stadio historico del Ciclon. E’ triste la storia del San Lorenzo, almeno negli anni della dittatura militare, quando il Generale Videla e suoi compenores, adocchiarono il quartiere di Boedo per ricavarne parecchi milioni di dollari. Avvenne proprio così. Il Club fu costretto a vendere i terreni a prezzi irrisori sotto la minaccia armata della dittatura, che a sua volta gli vendette a un colosso francese, ricavandone un compenso dieci volte maggiore. Sempre odiato quel Carrefour dagli hinchas del San Lorenzo, passata la dittatura e tornata la democrazia, si decise di ricomprare quei terreni grazie a una colletta che ebbe dell’incredibile. Si raccolsero più di 7 milioni di $!. Grazie anche alla ‘Ley de Restitución Histórica‘ che riconosceva il sopruso della dittatura militare, il Club riacquistò quei terreni, ritornando, di fatto, nella terra santa tanto desiderata, facendo la storia. Il prossimo passo sarà quello di una riqualificazione della zona per poi così procedere alla realizzazione di uno stadio sopra le ceneri di quello storico. E siamone certi, i tifosi saranno le sentinelle migliori.


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De Rossi e il suo arrivo al Boca

È il 14 maggio e all’Olimpico in Roma va in scena l’ultima drammatica conferenza stampa di De Rossi come giocatore della Roma. È la fine di un epoca. Capitan futuro è costretto all’esilio dalla sua squadra del cuore è il suo futuro ora è più incerto che mai. MLS? Cina? Serie A? Ritiro?

Niente di tutto questo, Daniele fa una scelta talmente impopolare che lascia di stucco tutto l’ambiente calcistico: Argentina, Boca.

Un giocatore del livello di Daniele De Rossi, campione del Mondo, in Argentina non si era mai visto. Daniele viene accolto da star in aeroporto e quando gioca. C’è tanta curiosità sul giocatore e sulla scelta di vita appena fatta. La sua passione per il Boca e per la Bombonera finalmente è esaudita.


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Buenos Aires negli ultimi giorni di luglio diventa la capitale dell’attenzione mondiale dopo il trasferimento più sensazionale dell’anno. Alla prima partita, in copa argentina contro Almagro, va addirittura in gol. Purtroppo si infortuna poche settimane dopo la sfida in Superliga col River. Succesivamente la volontà di esserci per la delicata doppia sfida Libertadores gli fa accelerare i tempi di recupero, infortunandosi di nuovo e alimentando polemiche. Le partite che gioca però dimostrano che è di un’altro livello. Continui tocchi di prima, assist, entrate al limite; quando gioca Daniele si diverte e fa divertire e dimostra che ci sa ancora fare con la palla. Nel frattempo, il Boca cambia dirigenza. Non c’è più il presidente Angelici e soprattutto Burdisso, il ds fratello che l’ha voluto a Baires. Ora c’è Ameal e soprattutto Riquelme, e la scadenza a giugno 2020. Saranno 6 mesi decisivi per capire se sarà la fine della tappa Argentina di De Rossi.


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Maradona torna in Argentina ad allenare.

Altro colpo di scena dell’anno è il ritorno di D10s dopo l’esperienza messicana dei Dorados di Sinaloa. Il Gimnasia La Plata è ultimo in classifica distanziato di 11 punti dalla zona salvezza. L’impresa è ardua, difficile se non quasi impossibile. Ci vorrebbe un miracolo, ci vorrebbe l’uomo della provvidenza. Il presidente Pellegrino cerca il colpo ad effetto, il nome che può cambiare le carte in tavola. E chi se non Maradona ha il carisma e la testardaggine per riuscirci? Al suo arrivo le casse del club magicamente si riempiono. Tutti vogliono Diego, tutti vogliono essere presenti a un qualcosa di storico che raramente si presenta da queste parti.

Gli abbonamenti ben presto vanno a ruba, ad ogni partita sia casalinga che in trasferta c’è il delirio: megacoreografie mozzafiato dovunque per ricordare CHI alla nazione ha dato l’ultima gioia mundial.


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Ma soprattutto nuovi contratti, nuove partnership, nuovi sponsor, soldi freschi. Se il Gimnasia non riuscirà a salvarsi, almeno si consolerà davanti al bilancio. Dal punto di vista tecnico si nota la sua voglia di praticare un calcio offensivo, ma il livello tecnico della squadra è quello che è. C’è la cabarbietà del Diego che rimane nonostante le cose non si mettano bene per il Ginmasia. Decide di rimanere nonostante possa andarsene e non macchiarsi di una retrocessione. Per i tifosi è una scommessa già vinta vedendo l’attaccamento di Maradona, per Diego invece la missione non è ancora finita.


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I trionfi del River: La Recopa Sudamericana e la Copa Argentina 2019

Il River 2018 è riuscito nella storica impresa di vincere la Libertadores contro il Boca nella finale del Secolo. Il 22 maggio 2019 è ancora finale, l’ennesima di Gallardo e del River. Ci si gioca la Recopa Sudamericana, la Supercopa tra la vincitrice della Libertadores e l’Atletico Paranaense, vincitore della Copa Sudamericana. L’Andata a Coritiba è da brividi. Con il River già sotto al 25′ , il Paranaense spinge per tutta la partita rischiando di raddoppiare in diverse occasioni. Solo un eccezionale Armani in porta riesce a limitare i danni. Al ritorno, al Monumental, il River ci prova con tutte le forze ma non sembra serata. La gara rimane bloccata fino al 65′, quando per un fallo di mano in area di Lucho Gonzales, il River segna su rigore con il Nacho Fernandez. (parata-palo e ribattuta dello stesso Nacho). Sembrano scontati i tempi supplementari ma al 91′ c’è un gran lancio in area di Matias Suarez per Pratto, che arpiona il pallone e trafigge Santos in porta. E’ il 2-1!. 4 minuti pù tardi Suarez approfitta di un errore difensivo e segna a porta vuota il 3-0 definitivo. 3-1 complessivo, a porta vuota, come a Madrid. Gallardo conquista la terza Recopa della storia del River Plate. Sette mesi dopo, dopo una cavalcata vincente, arriva la 15^ finale del Muneco in copa Argentina. 3-0 all’Atletico Merlo, passaggio turno ai rigori nei sedicesimi contro il Central Mendoza, agli ottavi 1-0 contro Godoy Cruz, 2-0 contro Almagro e 2-0 all’Estudiantes Buenos Aires in semifinale. La Finale, contro la neo promossa Central Cordoba è pura formalità: 3-0 e 11°trofeo di Gallardo in 5 anni. Doblete.

Racing Club e l’ultimo trofeo di Coudet: il Trofeo de los Campeones

Ancora gloria per il Racing per un 2019 indimenticabile. L’Academia vince anche la Supercopa di Lega trionfando contro il Tigre, vincitore della Copa di lega (Copa de la Superliga). Il trionfo non è mai in discussione, data la differenza tecnica tra le due squadre. Il Tigre infatti è il lontano parente di quello ammirato a inizio anno. La discesa in b ha fatto cambiar squadra a diversi giocatori e il gioco non è più lo stesso. Questa Final verrà ricordata come l’ultima copa del Chacho Coudet, prima di approdare all’Internacional de Porto Alegre, in Brasile. E’ il suo modo per ringraziare i tifosi e l’Istitucion lasciando un ricordo felice: la conquista di un nuovo titolo.

MAR DEL PLATA, ARGENTINA – DECEMBER 14: Dario Cvitanich of Racing Club lifts the throphy after winning the Trofeo of Campeones Superliga 2019during the match between Racing Club and Tigre as part of Trofeo de Campeones Superliga 2019 at Estadio Jose Maria Minella on December 14, 2019 in Mar del Plata, Argentina. (Photo by Rodrigo Valle/Getty Images)

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La Copa Sudamericana e il Colon

Quella del Colon è una storia bellissima ma allo stesso tempo drammatica.

L’Atletico Club Colon de Santa Fe quest’anno in Copa Sudamericana sta facendo veramente bene. L’apporto del Pulga Rodriguez alla causa dei Sabalero è fondamentale per l’approdo storico in finale. I giorni precedenti alla finale vengono vissuti come un evento epico, da sfruttare e disfrutare, come dicono qua, al massimo.


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E così inizia la leggenda dei 38.000 migranti che in pelegrinaggio raggiungono la Mecca del futbol: Asuncion, Paraguay. Qui, a pochi kilometri dalla sede Conmebol, si giocherà quello che poi verrà definito ‘El sueño de Colón’ , il sogno sabalero. Lunghe file alla sede per giorni per assicurarsi un biglietto, carovane di persone via aereo, autobus, moto e bici, gente che va in autostop e chi addirittura s’è impegnato o venduto qualcosa pur di esserci al grande evento. E viene el dia! Lo stadio, ormai stracolmo, è uno spettacolo, tutto rosso nero, tutto Colon, tutti lì in attesa di festeggiare il primo titolo in assoluto per la squadra argentina.

Forse ci si dimentica di una cosa. Si gioca contro l’Independiente del Valle, squadra equadoriana, che sempre ha fatto male alle squadre argentine, rivolgersi a Riquelme. Clima da apocalisse. Mentre c’è grande entusiasmo negli spalti, si vedono arrivare dei nuvoloni nerissimi. Pioggia, diluvio, tempesta si abbatte sullo stadio e sui sogni sabalero. Il Colon verrà spazzato via dai più organizzati e più forti giocatori dell’Independiente. Termina male la final gioiosa del club argentino. Rimarrà per sempre quella migrazione storica, a fede di un amore incondizionato verso la propria squadra.


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La Superliga 2019/20 e la Libertadores

L’inizio stagione 2019/20 ha fatto vedere grande equilibrio tra gli equipos. Non c’è una squadra ammazza campionato e non c’è il Racing Campeón della scorsa stagione. Il Boca alla sosta è secondo, a un punto dal sorprendente Argentinos Juniors. Terzo è addirittura il Lanús dell’intramontabile Pepe Sand. C’è il Velez quarto del fútbol spettacolo del Gringo Heinze, e poi c’è il River, lievemente attardato, ma neanche tanto se entriamo nell’ottica che le prime 12 squadre sono raccolte in appena sei punti.


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Non c’è più il Chacho Coudet alla guida del Racing, andatosene all’Internacional, non prima di aver vinto col Racing la Supercopa di Lega contro il Tigre; non c’è più Beccacece, alla guida ora dell’altra parte di Avellaneda, quella dell’Academia, dopo l’avventura nei rivali dell’Independiente.. il 2 febbraio ci attende una Clasico da brividi. Non c’è più Alfaro, accusato di troppo difensivismo al Boca. Gallardo invece è ancora lì, al River, ad un passo anche quest’anno dalla Libertadores, perduta in finale in quei maledetti 2 ultimi minuti finali contro il Flamengo in finale a Lima. Nonostante fossero dati per sfavoriti dall’inizio, i Millonarios riescono nell’impresa di imbavagliare un irriconoscibile Flamengo andando pure in gol. L’ingresso di Diego nel Mengao spacca leteralmente la partita e dall’89’ al 91′ i brasiliani segnano i due gol decisivi per portarsi a casa la Gloria Eterna. Beffa atroce per Gallardo e giocatori, ad un passo dal bis storico.


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Tante voci di trasferimento per una nuova sfida europea per il Muñeco, ma lui imperterrito va avanti per la sua strada. Il prossimo step sarà al termine del suo contratto, a giugno 2020, magari con una Supercopa Argentina in più (giocherà ad aprile contro Racing) o con la Copa de la Superliga (coppa di Lega) o addirittura con la Copa mancante nnei suoi 11 titoli i 5 anni: La Primera División.

Insomma nuove sfide per il probabile ultimo suo semestre.


calcioargentino.it

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