Aria di cambiamento in Argentina. Dopo il sorprendente risultato elettorale che ha consegnato le chiavi della Casa Rosada all’economista ultra liberale Javier Milei, la Federazione argentina futbol si interroga sui prossimi passi da percorrere. Non è un mistero che la casta del futbol argentino spalleggiasse il candidato ed ex ministro dell’economia del governo Fernandez, Sergio Massa, più volte incensato durante i molti incontri istituzionali di questi ultimi anni. Una collaborazione sinergica nata secondo obiettivi strategici comuni e proseguita con l’avvento di nuovi eventi calcistici nel suolo argentino, come l’organizzazione a tempo di record del mondiale under 20 o l’inizio della prossima Copa del Mondo 2030, con annessa partita inaugurale in Argentina, ottenuta tra collaborazione governativa e calcistica.
E non è neanche troppo un mistero che la stessa federazione e i molteplici club che la compongono, si siano apertamente esposti contro Milei in campagna elettorale, con lo stesso candidato ‘colpevole’ di aver reso pubblico la volontà di un calcio argentino ‘privatizzato’ e quotato in borsa secondo il modello europeo. Apriti cielo. Una sorta di onda anomala – aizzata dall’AFA – si è alzata nei giorni seguenti a difesa dei socios, attualmenti veri proprietari, con comunicati compatti a difesa dell’attuale struttura calcistica. Una reazione compatta anti Milei mai vista prima, che però non ha impedito la vittoria in larga scala del partito dell’economista ai danni proprio di Sergio Massa. Stupore generale e silenzio assoluto nel mondo calcistico a risultati effettivi il giorno dopo, ad eccezione del Club Atlético Talleres, unico club argentino che si felicitava pubblicamente via social con il nuovo presidente.
Con il pavimento che ora viene a mancare sotto i piedi, Tapia dovrà trovare la sua versione migliore per resistere fino al 2025. Da sempre trampolino di lancio verso la politica che conta, il mondo calcistico è pronto a ‘tradire’ il vecchio boss abbracciando il nuovo che avanza. A sparare contro il governo del calcio argentino ci ha già pensato Mauricio Macri, alleato di Milei – il cui futuro ora cambia improvvisamente anche nelle elezioni presidenziali nel Boca Juniors in cui è candidato -, ritenendolo un sistema incapace e inadeguato. “Non c’è meritocrazia e neanche lealtà alle regole”, ha affermato l’ex presidente della repubblica in una intervista radiofonica. “L’AFA ha fatto cose populiste molto gravi negli ultimi tempi come la sospensione delle retrocessioni. È imperdonabile ciò che ha fatto Tapia, maneggiando tutto a suo piacemento. Tutti i campionati del mondo hanno 20 squadre mentre noi giochiamo con 30. Il calcio dovrà cambiare”.
Inutile dire che il prossimo 2025, anno di votazioni in AFA, potrebbe per sempre mettere fine all’era Tapia. Il vento sembra cambiato anche nel fútbol. E chi si adeguerà prima degli altri, probabilmente, avrà un posto nel prossimo tavolo che conta.