3 5 minuti 4 anni

Appena mi sentivo sicuro, in un attimo ero dentro il futuro”.

Il ritorno in campo, al calcio giocato, dopo venti infiniti giorni di attesa, è già alle nostre spalle; Aldosivi-Independiente si è portato via la decimoquinta di Superliga con i progressi fatti nelle tre gare precedenti sul piano del gioco ma soprattutto la “confianza” che il finale d’anno fosse migliore. Fosse stato almeno in termini di risultati sportivi, perché su quelli economico-dirigenziali, è meglio tacere (in A.da Boyacà siamo al home theatre).

Dei calciatori impiegati contro il Tiburon domenica scorsa a La Plata ne vedremo ben pochi vestire ancora la camiseta roja a Gennaio. Proprio per i motivi già descritti qualche settimana fa saranno probabilmente i migliori giocatori dell’Independiente ad abbandonare maglia e club. Per sanare un disastroso rosso di bilancio (- 11 mln di dollari) accumulato negli ultimi due anni a causa di spese pazze e scelte folli, (di cui sotto un quadro molto esaustivo), oltre che per una rimodulazione dei contratti (per il cambio sfavorevole tra peso/dollaro) che riguarderà la quasi totalità del plantel del Rojo, ma anche di tutti i calciatori degli altri equipos della Superliga.

Le spese folli senza fondo del Rojo.

Sulla gara disputata in quel del Josè Maria Minella c’è proprio poco da dire. In una cancha già maldita nei precedenti viaggi, due pari (0-0 nel 2014 e 2017) e una sconfitta (2015, 1-0 gol del buon Joselito Sand), il Rojo anche questa volta non riesce ad andare oltre l’empate per 0-0. Novantacinque minuti di nulla cosmico, uno spettacolo imbarazzante, turpe. Zero (0) tiri in porta in novanta minuti (di cui gli ultimi trenta giocati in superiorità numerica) zero concentrazione, zero gioco, zero mentalità di equipo, zero pazienza. Tutto il Rojo assente ingiustificato, Beròn (il cui interinato dovrebbe essere prorogato sino a GIUGNO 2020, manca solo l’ufficialità) incluso. Incapaci di riuscire a imbastire un’azione strutturata, di inventare una sola giocata per riuscire a sbloccare lo stallo di una gara giocata contro l’ultimissima della tabla (assieme al Godoy Cruz), non contro il FLA (a proposito, noi le finali contro questi le vinciamo sempre)…Unico degno di menzione il buon Martìn Campaña, guarda caso anche l’indiziato n.1 a partire, hombre del partido per la sua clamorosa parata, a metà ripresa, volta a respingere il pecho en contra di Bustos.

“Cercandoci un po’, scoprendo veramente chi siamo”.

Non c’è neppure il tempo di metabolizzare lo scempio di domenica scorsa perchè dopodomani (venerdì sera in ARGENTINA, già sabato in ITALIA, h 01,10) si torna a calcare il cesped del Libertadores de America. Avversario il Banfield del Pelusa Falcioni, grande uomo prima che entrenador sopraffino e ganadòr (spettacolare la sua creatura (2003-2005) del Taladro stesso), sottovalutato ingiustamente nel suo trascorso al VOKA, oltre che ex della gara, in quanto tecnico dell’ Independiente 2006 (l’ultimo con Aguero)

“E tu che ridi di me, non ricordi per niente, e vuoi restare in mezzo alla gente”.

Incertezze e dubbi pervadono tutti noi hinchas, e sono sempre maggiori. La fiducia nella dirigenza (quella per la squadra è già andata da tempo) è ai minimi termini. Perché ogni giorno che passa è sempre più una farsa tra annunci iperbolici (la creazione della Secreteria tecnica su tutte) e proclami di varia natura ( la vittoria in Superliga…). Ed è il campo, che ha già sentenziato a dovere sino ad oggi, che continuerà ad essere l’unico giudice a cui daremo credito. E i Moyanos lo sanno molto bene. Se lo mettano bene in testa. Una situazione del genere, innaturale, non può perdurare a lungo. Il contesto è paradossale e a livello sportivo e di comunicazione le cose dovranno essere gestite in maniera diversa per recuperare su tutti i fronti. C’è una storia da rispettare e una passione che non continuerà a tollerare in eterno le esigenzeo meglio, gli interessi extra club della cupola.

“E allora scusami tanto, non dirmi che ti piace anche un altro”.

Quel che è fatto, però, è fatto. L’auspicio è che l’attualità venga superata e che al di là di qualche frangente inevitabile il 2020 sia un anno di rinascita.

Di reydecopas_mn

calcioargentino.it

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