Partidazo ‘agonico’ della Selección, che elimina nei quarti di finale la scorbutica Olanda. Queste le pagelle dei giocatori della Scaloneta.
E. Martinez: 8,5. “Peter Parker” Emiliano, incolpevole sui due gol, giunti ai rigori si va a cambiare, come spesso ha fatto, e si trasforma in “Superman” Dibu. Le sue due parate nei primi due tentativi olandesi dagli undici metri sono decisive per rimettere la qualificazione alle semifinali sui binari argentini. Sempre più decisivo, è ormai una delle colonne portanti della Scaloneta.
Romero: 7. Cuti è una garanzia, Scaloni cerca di preservarlo il più possibile a livello di minutaggio perché l’ex Genoa e Atalanta, non al 100%, quando è in campo da tutto, spende ogni goccia di sudore. Pulito spesso, ruvido quando serve. Ma un difensore argentino in un mondiale deve essere così.
Otamendi: 7,5. Il migliore dei difensori centrali della Seleccion fino ad ora in Qatar. Anche con l’Olanda dimostra il suo stato di forma ottimale. L’Otamendi distratto di qualche tempo fa sembra per fortuna un lontano ricordo.
Lis. Martinez: 6,5. Meno bene delle precedenti apparizioni el Licha ma siamo comunque ampiamente sopra la sufficienza. Piccola sbavatura la marcatura molto larga su Weghorst nell’azione che riapre la partita all’83’.
Molina: 8. Partidazo di Nahuel Molina, il timido (ma non in campo) laterale ex Udinese sta prendendo sempre più fiducia nei suoi mezzi. E’ uno dei calciatori della Seleccion cresciuti di più negli ultimi due anni con Scaloni. Spavaldo sin dalle prime battute, annulla un Blind non la meglio e lo costringe a difendere (male) e poi alzare bandiera bianca per infortunio. Il gol che sblocca la partita nasce da lui che si fida, ovviamente e ciecamente di Messi consegnandogli un pallone che Leo gli fa ritornare in maniera meravigliosa. Nahuel lo addomestica e lo trasforma nella rete dell’1-0. Continua a pressare e farsi trovare pronto fino al 106’ quando viene richiamato in panca.
E. Fernandez: 6. Partita di sacrificio per il tuttocampista del Benfica che assicura a Scaloni una pluralità di funzioni nella zona centrale del campo. Protagonista sfortunato del palo clamoroso colto con un tiro da fuori area, la sua specialità, allo scadere dei supplementari, del rigore calciato fuori (primo match point albiceleste) e del contrasto non vinto con Weghorst nel gol del 2-2. Insomma poteva prendersi la copertina di hombre del partido allo scadere dei regolamentari, alla fine dei supplementari o come ultimo rigorista in rete: non è andata così ma ormai è imprescindibile nello scacchiere tattico di Scaloni.
MacAllister: 6,5. Con la maggior parte del flusso del gioco indirizzato più sulle fasce, tocca meno palloni delle precedenti uscite ma è sempre pronto ad offrire una soluzione in più al compagno vicino, quelli di reparto, agli attaccanti, ai laterali e ovviamente a capitan Messi. Gli inserimenti offensivi sono il suo forte ma non tutte le partite lo permettono; il centrocampista del Brighton è una pedina importante della Scaloneta, si è conquistato e si sta meritando il posto da titolare.
Acuna: 8. Come il collega dell’altra fascia, el Huevo Acuna sfodera una prestazione super, degna del palcoscenico mondiale dove si sta andando in scena. Sale, di livello e di metri sul campo, con il passare dei minuti. Nel secondo tempo spinge tanto e si procura il calcio di rigore del 2-0. Unico neo: il giallo comminatogli da Mateu Lahoz nei minuti finali della prima frazione di gioco che gli impedirà di presidiare la fascia sinistra albiceleste nella semifinale con la Croazia.
De Paul: 7,5. Le voci filtrate dal ritiro albiceleste lo davano fino a 48 ore prima del match out, poi in dubbio, alla fine gioca titolare senza alcun problema se non quello delle chiacchiere intorno alle sue condizioni. De Paul, il luogotenente di Messi insieme a Di Maria, è davvero il metronomo e polso della Scaloneta: se lui corre, recupera palloni, lancia i compagni, raddoppia sia in difesa sia in attacco, vuol dire che l’Argentina sta bene e il gol arriverà. La rete di Julian Alvarez all’Australia ne è la dimostrazione: gol nato dal pressing di De Paul. L’ex Udinese non aveva sicuramente i 90’ (né tantomeno i 120’) nelle gambe e viene sostituito a metà ripresa semplicemente per non incorrere in rischi per i suoi muscoli.
Messi: 8,5. Solo 8,5? Sì perché da Messi vogliamo sempre di più. Se ami il calcio ami questo ragazzo, ormai uomo, e non ti accontenti di un assist al bacio meraviglioso, una sciabolata nel costato olandese che manda in porta Molina. Non ti bastano i due rigori (uno in partita e il primo della serie finale) segnati ai quarti di un mondiale con la stessa semplicità con la quale saltava come birilli i suoi coetanei nei club di barrio di Rosario quando giocava al “baby futbol” nel Newell’s. Un Messi non sempre e non più “bravo ragazzo” che riceve solo applausi e complimenti dagli avversari che a fine partita fanno la fila per farsi una foto con lui. Forse, per conquistare la coppa più preziosa, aveva bisogno proprio di questo: avversari-nemici che non scendono in campo per ammirarlo ma per contrastarlo e perché no tirargli un calcione, giocatori che lo spintonano, allenatori che lo provocano e tensioni negli spogliatoi che fanno uscire fuori un Messi sconosciuto ai più. Molti dicono: era ora, per vincere la coppa Leo deve anche fare il cattivo. In attesa di altre prodezze in campo che alimentino il sogno di tutti.
J. Alvarez: 6. Sicuramente non la miglior partita di Julian con la Seleccion. Corre tanto, pressa portiere e centrali avversari, fa salire la squadra quando riesce a scambiare con Messi ma spesso si isola in mezzo ai giganti della difesa olandese. Non è stato brillante come al solito contro gli oranje ma la staffetta con Lautaro Martinez funziona e sembra fare bene ad entrambi, tenendoli sempre sul “chi va là”.
Pezzella: 6. Non è facile entrare a freddo in una partita nervosa e con il risultato che diventa incredibilmente in bilico dopo essere stato sotto ghiaccio. L’ex Fiorentina rileva Romero qualche minuto dopo il 2-0 di Messi e commette (in società con Paredes) una piccola ingenuità che porta al pari agonico degli olandesi.
Tagliafico: 6. Ordinato, forse anche troppo, l’ex Independiente e Banfield. Giocatore sicuramente dalle caratteristiche più difensive e senza gli strappi di Acuna, che dovrà rilevare in semifinale. Minuti importanti per “Taglia”: con gli oranje ha solo assaggiato l’aria da battaglia che si vivrà con i croati.
Montiel: 7. Per un giocatore del River di Gallardo, presente sul campo del Bernabeu quel 9 di dicembre, giocare anche solo pochi minuti una partita così importante in un 9 di dicembre ha un sapore speciale. Gonzalo entra e non passa inosservato: si fa ammonire per veemenza (anche lui non ci sarà con la Croazia) ma soprattutto realizza con molta sicurezza uno dei rigori vincenti, il terzo, dopo due errori e una rete dell’Olanda, dando forse la mazzata decisiva nello spirito agli oranje.
Paredes: 7. Il regista juventino non sta benissimo fisicamente, altrimenti non avrebbe perso il posto da titolare che sembrava essere suo senza alcun dubbio fino alla sfida con l’Arabia Saudita. Viene buttato nella mischia da Scaloni quando il livello di nervosismo è altissimo e Leo non fa nulla per sedarlo, anzi, lo alimenta con una entrata rustica in scivolata su Aké e una pallonata calciata immediatamente dopo verso la panchina olandese. Dopo che van Dijk lo manda per le terre con un semplice colpo di petto si dà una calmata, sveste i panni del “canchero”, il guappo, entrato solo per “armar quilombo”, fare casino, e si mette a giocare dando l’ennesima dimostrazione del gruppo coeso creato da Scaloni dove tutti si sentono importanti. Segna con freddezza il secondo, pesantissimo, rigore nella serie di tiri dal dischetto e risponde “presente” dopo qualche partita nel dimenticatoio.
Di Maria: 6,5. El Fideo entra solo al minuto 111 (ricordiamo che viene da uno stop ed è sempre a rischio ricadute muscolari) ma si fa sentire a livello morale con i compagni più giovani che avranno pensato “oltre a Leo c’è anche Angel che la può decidere ora”. Prova a farlo alla sua maniera, “de potrero”, provando il gol olimpico, direttamente dalla bandierina praticamente allo scadere dei 120’. Non va dal dischetto tra i 5 tiratori principali forse proprio per una condizione fisica e di conseguenza di fiducia non ottimale.
Martinez: 7,5. El Toro de Bahia Blanca incassa la terza panchina consecutiva dal 1’ ma si riesce forse a togliere un peso con il gol finale dal dischetto che consegna all’Argentina la semifinale mondiale. Ci aveva provato nei supplementari ma il muro erto da van Dijk prima e Noppert poi gli avevano negato la gioia del gol liberatorio in partita, che è arrivato in un’esplosione di gioia con l’ultimo dei tiri dal dischetto.