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Alla fine è grande festa a Rosario. Il Central si aggiudica la quinta edizione della Copa de la Liga. La squadra diretta da Miguel Russo alza la Copa battendo 1-0 il Platense sul neutro di Santiago del Estero. Si conclude così la cavalcata del Calamar dopo una seconda parte di 2023 assolutamente da ricordare. Martín Palermo saluta così i tifosi del Marron. Ora per lui sarà tempo di una nuova sfida.

Rosario Central – Platense 1-0

Nuova gloria nazionale per il Rosario Central che si consacra campeón de la Copa de la Liga battendo 1-0 il Platense in finale. Basta (eufemismo) un tremendo golazo di Lovera per regalare il dodicesimo título al Canalla. Trionfo meritato, soprattutto pensando da dove si partiva a inizio anno, ovvero, sul terreno pavimentato di incertezze che solo la Tabla Promedio retrocessione può regalare. Fuori dalle copas, a pochi passi dal descenso, i tifosi facevano affidamento al ritorno di un’icona come Russo in panchina per la resurrezione dell’amato club e per recuperare terreno nei confronti di un Newells, più avanti a livello di punti e con molte più certezze. Russo stupiva tutti e in poco tempo formava un gruppo talmente granitico, capace di resistere al Coloso Bielsa, vincere il Clásico in casa e sopperire alle cessioni dei pezzi ‘da novanta’ come Veliz, Buonanotte e Infantino. Nonostante il clima di nuovo cupo e dell’inizio del secondo semestre il buon Miguel Angel, dopo essersi matematicamente salvato con relativa comodità, stupiva nuovamente tutti rendendo il Gigante de Arroyito una roccaforte inespugnabile fino al capolavoro delle fasi finali. “Partivamo da meno zero e ora siamo qui a celebrare una ‘vuelta olimpica“, ammette Russo con il suo solito sorriso a 32 denti. “Sono contento per i tifosi, per il club, per a Comisión Directiva, per i ragazzi che hanno fatto uno sforzo non da poco per arrivare ad alzare questo trofeo. Siamo contenti, felici, ma non dobbiamo dimenticarci che affronteremo il River tra pochi giorni(Trofeo de Campeoes). Già, perché la stagione del Central non è si ancora conclusa, manca solamente un piccolo tassello per rendere ancor più luminosa la Rosario in versione azul y amarilla.

Miguel Angel Russo, 67 anni.

Il volto della nuova conquista si chiama Maxi Lovera, un pibe cresciuto nella cantera Central prima spiccare il volo e tornare in prestito dall’esperienza poco produttiva nell’Olympiakos Pireo. In finale firma il gol della vita; una rete che riassume l’essenza inequivocabile del genio di Maradona nelle serpentine ubriacanti di Messi. Una rete destinata alla gloria eterna per il club e per i tifosi. E una Locura, pensando che c’era anche lui nell’ultimo trofeo conquistato dal club. “Dicono che sono un portafortuna”, ride Maxi, “però bueno, mi sta bene. Il gol? Quando ho visto il varco mi sono detto ‘proviamoci’. Mi sembra che sia andata abbastanza bene, no?”, ridendo.

Per ultimo, ma certamente non in ordine di importanza, el Fatura Broun, la saracinesca, l’artefice della Copa, l’uomo amatissimo da Diego Maradona quando parava a Instacia chica e Diego era il Dt del Gimnasia; il pararigori più in forma del futbol argentino pensado ai penales sventati nei quarti e semifinale contro squadroni come Racing e River. “Oggi siamo entrati nella storia. Giocando bene, con un grande atteggiamento e rispettando la storia del club, abbiamo vinto un qualcosa di impensabile a inizio anno e ora è ancora più bello vedere la gioia incomparable dei tifosi”. Uomo cardine per il successo finale. Se Fatu gioca ancora nel Central lo si deve al presidente Belloso e a quella promessa prima delle elezioni presidenziali. “Tevez l’anno scorso non mi vedeva e io stanco di finire in panchina avevo intrapreso colloqui con un club cileno (Palestino) che aveva bussato alla mia porta. Poi improvvisamente Carlitos se ne va e Belloso mi chiama, dicendomi che avrebbe puntato forte su di me. Ed eccomi qua e la storia ora la conoscete tutti. Per me il Central è più di un club, è una famiglia e rimanere per sempre ricordato nelle imprese storiche di questa maglia mi fa commuovere”. Dichiarazione d’amore fatta con il cuore con le lacrime agli occhi. Poi el Fatu si allontana, con la fascia di capitano sul braccio sinistro, con la Copa in mano e con mille altri tatuagggi da fare per l’occasione.

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