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È durato solo 87 giorni il ritorno di Ricardo ‘el Tigre’ Gareca alla guida del Vélez nel suo secondo ciclo. I risultati che non arrivano e le aspettative tradite inducono il carismatico entrenador a farsi da parte.

Facce lunghe e la delusione di un figlio del club. Si respira amarazza nella sala conferenza di Villa Olimpica, il centro sportivo del Vélez Sarsfield. Per Ricardo Gareca arriva il giorno più lungo. Annunciato oggi l’addio come director tecnico dopo sole poche settimane dal suo ritorno al Fortín.

“Per il bene del Vélez e dei suoi tifosi sono qui oggi davanti a voi. È stato breve ma intenso e anche emozionante questo nuovo percorso. Tuttavia non sono riuscito a cambiare la situazione a livello di risultati. Abbiamo dato tutto ciò che era in nostro potere”, analizza l’ex allenatore della nazionale peruviana. “Ho preso una decisione drastica per il bene del club che amo”.

Non dev’essere stato facile per ‘el TigreGareca metterci la faccia un’altra volta, di fronte a una crisi sportiva che non accenna a scemare. Dieci punti in dodici partite non sono sufficienti per dormire serenamente la notte, in un club che fa parte della tua vita.

Non è una decisione della dirigenza, è stata una mia iniziativa. Mi hanno assunto per migliorare il Vélez e non per peggiorare le cose. Questo club ha il potenziale e il materiale umano per essere molto meglio di così”, ha continuato la conferenza ‘el Tigre‘. “Ci tengo a precisare che questa decisione non l’ho comunicata prima, non i per motivi di salute che ho letto da qualche parte. Certo, avevo il ‘sangue amaro’ per la sconfitta ma volevo prendermi un po’ di tempo per analizzare la situazione. Gli allenatori possono avere cicli lunghi, come è successo a me qui, ma anche periodi brevi. Al di là dell’affetto, sono i risultati a segnare la continuità”.

Dignità, onestà intellettuale e soprattutto amore, le caratteristiche umane di Ricardo Gareca. Che al momento dell’addio evita di denigrare una Comisión Directiva, accusata da molti di aver abbandonato al suo destino il Dt quando le cose non andavano bene. Stile e classe sono ancora le qualità nel suo ultimo giorno .

“I risultati non sono arrivati ma per me il Vélez rimane al di sopra di tutto. È stato un atto di amore verso il club tornare ad allenare e adesso togliere il disturbo. La squadra ha remato contro? Non diciamo fesserie, i ragazzi sono stati i primi a supportarmi in questa nuova avventura. Ringrazio tutti i tifosi che ci hanno sempre incoraggiato, auguro al Vélez tutto il meglio. Ho solo parole di gratitudine verso tutti, sono stato davvero un privilegiato. Questo non è un addio, è un arrivederci. La vita va avanti. Bisogna rimenere più uniti che mai e noi da fuori, come sempre, dobbiamo remare per il meglio del club. Un abbraccio a tutti“.

Sessantacinque anni e ora un futuro che si chiama riposo. Dopo il Perú e il Vélez, Gareca staccherà per un pò il cellulare. Troppa la delusione e il ‘sangue amaro’ per ricominciare una nuova avventura. La squadra verrà ‘riaffidata’ temporaneamente al Dt della Reserva, Marcelo Bravo. Per la dirigenza si prospettano invece settimane difficili. Nell’occhio del ciclone già da inizio anno, il presidente Rapisarda ha già il destino segnato in vista delle prossime elezioni interne del club.

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