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Terza e ultima parte dei due giorni che sconvolsero Londra. El día del partido.

Le storie. Dentro a questi due giorni di assoluta adrenalina ci sono le tante storie di coloro che hanno compiuto sacrifici per poter essere presenti a questo importante appuntamento.

C’è quella di Nico, argentino di Córdoba, ma residente in Grecia da vent’anni per lavoro. “Faccio l’autista di pullman ad Atene” ci racconta, “e quando ho chiesto le ferie per esserci, il titolare ha fatto un po’ di problemi. Gli ho spiegato che per me era forse l’unica possibilità di vedere Messi dal vivo. Alla fine me le ha concesse, e anzi, è venuto anche lui” e mi indica un uomo sulla cinquantina, che da lontano non smette di saltare con la bottiglia di birra in mano. “Il problema, è che non conosce una sola parola di spagnolo. Està loco mas que yo” conclude ridendo.

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Oppure c’è quella di More, insegnante di spagnolo e hincha de Estudiantes, che da Oslo ha rischiato di non arrivare. causa improvvisa cancellazione del volo. “Ho rischiato di non farcela ma per fortuna sono arrivata in tempo. Qui tutto è pazzesco, pensavo di fare una bella esperienza ma la realtà supera le aspettative. È incredibile essere così tanti e tifare la Selección”. ‘Da quanti anni sei in Norvegia?’ gli chiedo, e lei arrossendo: “Quest’anno sono dieci”. E poi, quasi per giustificarsi “ma mi manca l’Argentina e non vedo l’ora di riabbracciare mia mamma”.

E come darle torto. Ma forse, la storia più incredibile me la racconta Flori. “Prima di andarsene, mio padre mi ha detto che dovevo venire qui a vedere vincere Leo. Dopo pochi giorni l’ho perso per sempre, ma lui è rimasto qui accanto a me. Anche adesso”. Brividi. Gli chiedo da dove viene: “Argentina, Libertador General San Martín, donde nació el Burrito”, e me lo dice finalmente col sorriso, dato che è grande tifosa del Millonario e di Ortega.

Emozioni sempre vive qui a Londra, che ora emotivamente crescono di intensità in prossimità della Finalissima. Il lungo serpentone, intanto, si avvia verso lo stadio tra fumogeni bandiere e migliaia di camisetas albicelestes. Si entra nella pancia di Wembley, dove però c’è il tempo di un’altra birra accompagnata da una sorta di tortino di pollo con sugo, da sicuro arresto al di fuori del Regno Unito. Pochi metri più avanti e si apre con tutta l’immensità il teatro dove fra pochi minuti scenderà in campo la Selección. Ovazione al momento di riscaldamento per Messi e soci e si comincia.

Noi siamo in curva argentina ma la frangia più rumorosa, quelli del Banderazo, è assiepata sul terzo anello e continuano a fare un casino clamoroso, logicamente adeguato al contesto. Gomitata di Bonucci su Leo e i 60.000 si alzano in piedi inveendo e insultando il difensore fino alla terza/quarta generazione. Spunto deciso di Messi e gol di Lautaro che appoggia in rete, a pochi metri da noi. Locura. Explota Wembley. El Fideo poi, impressiona in ogni suo tocco vellutato e scatto in avanti. Sua è la ’picada’ che scavalca Donnarumma in uscita che fa ‘orgasmare’ la ‘popular‘, di nuovo in delirio.

Il secondo tempo è pura formalità, con la giocata di Leo che sradica il pallone dai piedi di Jorginho e si invola in contropiede, manifesto della prestazione sublime del Pulga. Mancherebbe solo lui all’appuntamento del gol, ma fa niente se il 3-0 lo mette Dybala. Serata perfetta, come del resto le precedenti 48 ore. Giro di campo con la Copa, saluti ai tifosi e voce che già non c’è più. Finita qui? Ma non scherziamo.

L’adrenalina pompa ancora bene nelle vene e la curva continua a cantare imperterrita per un’altra ora e mezza. Gli steward, dapprima sorpresi dall’intensità del tifo, ora si scocciano, perchè non ne vogliamo sapere di andarcene. E chi vuole andar via? “Dormiamo qui” dice qualcuno tra l’approvazione collettiva. E allora si riparte con ‘Que te pasa Brazuca’, con annessi salti e intensità vocale ancora notevole. Impotenti a tale situazione gli steward chiamano la polizia per invitarci a lasciare lo stadio. Poco importa. Si continua fuori, tra i soliti bombos e la voglia di festeggiare nel vialone di Wembley Park, nei sottopassaggi e dentro la metro.

È il picco massimo della soddisfazione percepita, uno sorta di trance generale. Basta incrociare lo sguardo tra noi sconosciuti per far affiorare un sorriso spontaneo. Siamo literalmente strafatti di emozioni. Il cuore è gonfio di passione e la testa fa fatica a registrare tutti gli input, avendo ormai esaurito lo spazio di archiviazione all’interno della scatola cranica.

La notte continua con la classica regolarità della periferia londinese, ma noi tutti, siamo consapevoli che stiamo vivendo una noche especial, unica, e che forse, non ce ne sarà un’altra di simile. E allora bisogna viverla tutta, fino in fondo, festeggiando fino quasi allo sfinimento, con i muscoli delle gambe, che dopo una giornata di sforzi fisici inauditi iniziano a chiedere pietà, sopraffatti dai litri di acido lattico presenti nelle fibre muscolari.

E pazienza se chiudono la tube e tocca farci più di cinque miglia a piedi. La notte diventa magica anche per questo, tra le strade silenziose che si preparano al giubileo della Regina del giorno dopo e l’orgoglio argentino che re-invade pacificamente il cuore di Londra. Para una otra noche histórica, en el nombre de Messi y Diego, papá!

3 – fine

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