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La finalissima: Messi vs Neymar, ma soprattutto, Scaloni vs Tite. Ecco cosa abbiamo vissuto in questa notte historica nella consueta lavagna tattica.

Le maledizioni sono state sfatate, l’Argentina torna a vincere un trofeo dopo 28 anni di astinenza, ed è ancora la Copa America a portare gioia al popolo argentino, e Leo Messi finalmente può sollevare, da capitano e all’età di 34 anni, il 1^ trofeo con la sua nazionale.

Una finale, quella vinta vs il Brasile di Tite, giocata dalla squadra di Scaloni con grande maturità, mantenendo un alto livello attenzionale nella fase di non possesso ed esprimendo la qualità tecnica che la contraddistingue che le ha permesso di trovare il gol e saperlo gestire

La partita ha visto un sostanziale equilibrio in campo, con il Brasile che ha avuto un leggero dominio territoriale (1.54) senza però trasformarlo in veri e propri pericoli riuscendo a tirare in porta solo 2 volte su 13 tentativi.

Questo è avvenuto anche per merito di quella fase difensiva che l’Argentina ha mostrato per tutto il torneo e che è cresciuta gara dopo gara, confermandosi in questa finale consentendo all’albiceleste di contenere i verdeoro, costretti a giocare in orizzontale, con grandi difficoltà nel penetrare la zona centrale della nazionale di Scaloni.

In queste due mappe si può vedere la dinsità difensiva messa in atto dall’Argentina e le difficoltà del Brasile, costretto ad un gioco perimetrale che non riusciva a forzare la ¾ difensiva della squadra di Scaloni.

Sempre a sostegno delle difficoltà avute dalla squadra di Tite nel forzare il blocco difensivo argentino ecco le mappe che riportano i passaggi errati e i dribbling sbagliati dal Brasile. Tutto si ferma sulla ¾ argentina, con i verdeoro incapaci di trovare soluzioni offensive di qualità che gli permettessero di creare pericoli seri alla porta difesa da Martinez.

A tal proposito è da sottolineare la grande prestazione di Montiel autore di 8 recuperi (triangoli arancioni), 4 rubate (triangoli verdi), 1 intercetto (triangolo blu), 1 blocco (triangolo giallo) e 4 spazzate (triangoli viola).

La mappa degli interventi difensivi di Montiel
In questo frame notiamo la densità difensiva che l’Argentina ha portato in zona centrale fin dalle prime battute della gara. L’idea è di chiudere le linee di passaggio e, se queste vengono trovate, c’è immediata aggressività verso il portatore palle e i compagni ai quali può scaricare, in questo caso Casemiro
In questo frame un’occasione da gol del Brasile alla ricerca del pari. Giocata di Neymar che, pur pressato, trova la linea di passaggio per l’attacco nello spazio di Paquetà. Dell’Argentina si nota la consueta densità centrale e l’ottimo livello attenzionale, con Tagliafico che effettua un’ottima diagonale, fondamentale per contrastare il tiro del giocatore dell’OL

Lo sviluppo delle giocate dell’Argentina ha visto una preferenza verso la zona di destra (48%), quella nella quale agivano prevalentemente De Paul, Messi e Di Maria, quest’ultimo autore del gol partita su assist dell’ormai prossimo ex giocatore dell’Udinese e nuovo acquisto dell’Atletico Madrid.

La zona di destra nella quale hanno agito De Paul, Messi e Di Maria. Da quella zona sono nate le occasioni migliori che comprendono ovviamente il gol partita del Fideo.
La giocata del gol di Di Maria nasce dai piedi di De Pual che, completamente libero e senza la minima pressione, si accentra e lancia in profondità il giocatore del PSG.
Renan Lodi calcola male i tempi di gioco e interviene in maniera goffa, permettendo a Di Maria di involarsi a tu per tu vs Ederson, che supera con un pallonetto perfetto.

Importante per l’Argentina la gara giocata da De Paul che ha confermato di essere ormai un giocatore completo, in grado non solo di poter contribuire, con assist, key pass e gol, alle vittorie della propria squadra, ma anche di poter incidere nella fase di non possesso grazie ad un’intelligenza tattica importante che ha sviluppato nelle ultime stagioni.

Questa la mappa degli interventi difensivi di De Paul, precisamente 7 recuperi palla, 1 intercetto e 2 palle rubate su 4 tentativi, numeri importanti per un giocatore che poi, in attacco, mantiene lucidità nelle scelte e nelle letture.
La mappa dei passaggi effettuati da De Paul, con soli 8 errori su 37 tentativi (78.3% di precisione) e molti in direzione verticale.

L’Argentina ha giocato una Copa America da squadra matura, puntando non solo sulla qualità dei singoli ma su un equilibrio di squadra che permettesse poi ai suoi interpreti di maggior talento di esprimersi e decidere.

Così è stato, e grande merito va a Scaloni, allenatore arrivato un po’ per caso a sedersi sulla panchina dell’albiceleste ma che sta dimostrando con il lavoro e il tempo di meritare quel ruolo, non solo per aver portato la sua nazionale a trionfare dopo 28 anni, ma per idee chiare che sono state recepite e che hanno permesso di dare un’identità chiara all’Argentina, cosa tutt’altro che scontata.

Enhorabuena Argentina!

di RobNiz83


calcioargentino.it

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