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C’era una volta nel bosco del sole giallo, una famiglia di folletti che vivevano felici. Mamma Celia e papà Jorge avevano un bimbo che si chiamava Leo. Era molto bravo con la palla, tutto il giorno giocava tra gli alberi assieme ai suoi amici e si divertiva molto. Aveva un dono particolare tramandato da generazioni e generazioni di folletti: quello di essere più bravo di tutti i suoi compagni. Un bel giorno arrivarono a casa di Leo due volpi forestiere che chiesero notizie del ragazzo. Avevano sentito parlare della bravura del piccolo e volevano vederlo all’opera. Organizzarono cosi una partita con la squadra dei Ortonundi, animali professionisti dal fisico eccezionale. Erano i campioni in carica della foresta e nessuno mai era riuscito a vincere contro di loro. Alla fine della partita le due volpi non volevano credere a quanto avevano appena visto. La squadra di Leo aveva vinto e il folletto aveva fatto parecchi gol. Erano rimasti affascinati da come il piccoletto toccava la palla con i piedini, mai in vita loro avevano visto una cosa del genere. Con i genitori giunsero ad un accordo. Tutta la famiglia si doveva trasferire oltre il grande mare, con il giovane folletto che avrebbe giocato nella squadra del famoso bosco della Catalunya, una delle più forti del campionato delle foreste.

Gli anni passavano e il folletto cresceva in età e bravura. Era diventato così bravo che l’allenatore della squadra dei minuscolini decise che era giunto il momento di giocare con i grandi. In quella squadra c’erano molti personaggi dai piedi fatati: c’era il maghetto che rideva sempre, la pantera che graffiava in area di rigore, a centrocampo c’era il nanetto che col pallone passava sotto le gambe di tutti e lo gnomo dai passaggi magici, c’era poi il lupo dal pelo biondo che veniva dalle terre del nord, il leone che giocava in difesa e molti altri incredibili compagni. Ma lui aveva qualcosa in più degli altri, era il più bravo di tutti. Gli anni passarono e Leo il folletto iniziò a vincere quasi tutte le partite che giocava, conquistando tantissime coppe. Sconfisse assieme ai suoi compagni molti draghi e orchi facendo tantissimi gol, diventando il terrore di tutti i portieri. Ce l’aveva fatta, Leo era diventato famoso in tutte le foreste ma a lui tutta questa celebrità non sembrava interessare molto perchè lui era molto timido. La sola cosa che lo rendeva felice era giocare a pallone.

Un giorno arrivò nel bosco della Catalunya un piccolo elfo, bravo quasi come lui. Anche lui veniva da molto lontano e Leo ci fece subito amicizia; era bello avere un altro amico con cui giocare. Il suo nome era Mar, ed era davvero bravo col pallone come dicevano. Tutto sembrava andare per il meglio tra i due, fecero amicizia, mangiavano la merenda insieme, si dividevano le figurine e si addormentavano con il libro delle favole dei grandi campioni della foresta. Un brutto giorno però si presentò un altro personaggio, il padrone del bosco, che era invidioso di Mar. Lui era il capo e aveva il potere di prendere le decisioni dei grandi. Il padrone e l’elfo non andavano per niente d’accordo e finivano molte volte per litigare, un giorno per le macchinette, un’altro per il succo di frutta, fino al giorno in cui Mar venne cacciato dal bosco.

Vai via e non farti vedere mai più” , disse il padrone. Il folletto ci rimase molto male, perché voleva tanto bene a Mar e non voleva perdere un amico così caro. Il tempo passava e sebbene Leo fosse il più bravo di tutti, diventò molto triste: era diventato sempre più difficile giocare in quel bosco. Molti dei suoi amici poi se ne andarono o terminarono di giocare con il gioco della palla, di conseguenza il folletto si sentiva ancora più solo, nonostante l’arrivo di nuovi personaggi bizzarri in squadra. Quando il nuovo padrone del Bosco cacciò via anche il suo amico puma dai denti sporgenti Leo non ci vide più. Spedì una lettera al padrone dicendo che se ne sarebbe andato anche lui, nonostante amasse con tutto il cuore quel bosco. Tutta la gente intorno rimase stupita da quella decisione così forte, non se lo sarebbero mai aspettati ma ne comprendevano assai bene il motivo. Il padrone si era comportato male, con la gente del bosco e con il folletto, e ora non sapeva che cosa fare. Il folletto invece aveva le idee ben chiare: era davvero giunto il momento di cambiare bosco.

Continua?


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