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Giornata importante oggi nel Rojo, chiamato alle urne per eleggere il presidente e la nuova Comision Directiva. Giorni difficili attendono la lista vincitrice, tra voragini economiche, nuovi progetti sportivi e tifosi da riconquistare.

La sofferenza non è altro che l’inizio del successo. Un mantra del coaching mentale che, meglio di qualsiasi alto neologismo, è possibile applicare a quella che è la condizione, economica, etica e sportiva dell’ Independiente da dicembre 2018 ad oggi.

Una condizione endemica che la hinchada roja non riesce più a sopportare e che ha portato ad un clima da tutti contro tutti, oggettivamente non più sostenibile. Oggi si svolgeranno – finalmente – le elezioni presidenziali interne (con un anno di ritardo) e potrebbe essere una giornata di rinascita per per il Rojo. Perché le elezioni 2022, queste elezioni, ci si augura possano essere decisive per la vita sportiva del club.

Hugo e Pablo Moyano, presidente e vicepresidente CAI.

Con la politica calcistica, da sempre enorme bacino per attingere a mani bassi voti e potere nel mundo argentino, si è arrivati definitivamente a un bivio: la nuova ripartenza dopo il doppio mandato dei Moyanos (2014-2022, i quali nominalmente non si ripresenteranno come candidati); oppure il definitivo approccio agli inferi di uno del màs grande tout court del Sudamerica.

Prima di addentrarci a liste e candidati, deputati a risollevare uno dei club più gloriosi al mondo, c’è da far presente l’attuale salto nel vuoto del club che ha inizio a dicembre 2018. Solo dodici mesi prima infatti il Rey de copas portava a compimento una delle più belle vittorie della sua storia, in Copa Sudamericana, dominando, anche a Rio de Janeiro (benché la gara de vuelta si chiuse 1-1) il poderoso Flamengo di Vinicius Jr (poi acquistato a peso d’oro dalle merengues madrilene), Paquetà, Diego, Rever. Un’edizione nella quale le quattro semifinaliste (Fla, Indep’te, Libertad e Junior Barranquilla) erano complessivamente più forti delle sorelle maggiori impegnate in Copa Libertadores (Lanùs, Gremio, River Plate e Barcelona de Guayaquil).

Da lì in poi lo sfacelo, considerando l’ultimo ignobile capitolo riferito all’eliminazione per opera del River (vedi Pinola). Uno stillicidio di folli scelte tecniche (tra entrenadores e jugadores) ed economiche che hanno condotto alla situazione drammatica attuale.

ELEZIONI. Dopo le consultazioni rimandate di dieci mesi (perché la data programmata era dicembre 2021), i 48.000 soci del CAI saranno oggi abilitati ad andare a votare per scegliere le nuove autorità del club. Tre le liste in corsa: Agrupaciòn Independiente (l’oficialismo attuale), Gente de Independiente e Agrupación Independiente Tradicional. Le urne saranno aperte domenica dalle 9 alle 18 nella sede del club di Avenida Mitre 470 e sotto il controllo di un mega operativo di 360 effettivi di forze dell’ordine, predisposti per evitari eventuali incidenti. Una volta conosciuti i risultati definitivi, la dirigenza attuale avrà cinque giorni per passare il timone di comando ai nuovi padroni del club.

Il candidato del oficialismo (uscente dei Moyano, Yoyo Maldonado e co.) è Javier Mazza, economista, ex capo dell’opera sociale IOMA e del Social Welfare

Gli altri compagni di Mazza sono Gustavo Lopez, Institute della provincia di BA, funzionario di governi peronisti con gente affine al kirchnerismo, attuale numero 2 dell’ente nazionale ARG delle comunicazioni e JuanManuel Galvez, che opera nella municipalità di Avellaneda come vice. Priorità del candidato principale, che ha sponsorizzato fortemente le infrastrutture create per il club negli anni precedenti è riordinare le finanze e generare profitti oltre le quote d’ingresso dei soci; valorizzare brand e ricercare sponsor per maggiorare i ricavi. Ovviamente (ma senza fare nomi) ricercare un nuovo direttore deportivo capace per poi decidere del settore tecnico e lavorare con a tutti i livelli.

Gente de Independiente (che ha tra i soci fondatori il celeberrimo Andres Ducantenzeiler, altro personaggio che si è distinto tra i peggiori a capo del club), scende in campo con il trio Claudio Rudecindo, dirigente ed economista sportivo candidato principe, Roberto Bustamante impresario gastronomico e Rodrigo Gadano, avvocato vicepresidente. E’ presente anche il padre del Kun Aguero, Leonel del Castillo, che se eletto sarà il rappresentante generale dei soci del club.

Rudecindo, che in caso di vittoria porterà all’interno del club Norberto Outes (in procinto di essere incaricato a rinegoziare i debiti preesistenti con tutti i creditori, America CDM su tutte), il quale ha dichiarato che il debito del club non è inmanejable e che la priorità è generare nuove forme di ricavo. Ha inoltre aggiunto che non vede “possibilità” dell’arrivo di ricchi investori/filantropi esterni (alla Daniel Grinbank nel 2000 per esempio), capaci di mettere sul piatto 20 milioni di dollari a perdere.

Nessun nome o indizio circa il prossimo direttore sportivo, ma appare netta la presa di posizione contro Falcioni, in quanto non rappresenta lo stile del club. In caso di vittoria sarà sollevato dall’incarico, ma non si sa con quali tempistiche, come vedremo in seguito.

Infine la lista Agrupación Independiente Tradicional, capeggiata da Fabiàn Doman, periodista, con Nestor Grindetti maggiorente della municipalità di Lanùs e Juan Marconi, conduttore televisivo. In quest’ultima lista, defilato ma non troppo, è presente anche Cristian Ritondo, politico candidato per il governo della provincia di BA (con avallo dell’ex mandataria della stessa, Maria Eugenia Vidal) che, con la vittoria deportiva della sua lista andrebbe a costruirsi un bel trampolino di lancio per le ”ambizioni” esterne. Anche Doman, come gli altri, ha annunciato nuovi accordi per rinegoziare il passivo e una gestione in pesos e non in dollari dei futuri contratti contratti dei futbolisti; ricerca di nuove format per attirare ricavi e una collaborazione con la comunità per riportare il club ad essere un istituzione oltre il fattore sportivo. Nessuna menzione anche qui su DS e programmi sportivi futuri, ma dubbi sul proseguimento di Falcioni al banco oltre dicembre 2022.

BILANCIO. Dato fiato alle trombe però da lunedì verrà il difficile. Perché chi uscirà vittorioso avrà a che fare con un passivo di oltre 4,5 miliardi di pesos (oltre 31 milioni di dollari USD al cambio attuale, ma comunque, neanche il peggior passivo dei club del panorama calcistico argentino…) senza contare le ulteriori inibizioni in arrivo per il mancato pagamento delle quote dei cartellini di Cecilio Dominguèz (5,7 milioni di dollari complessivi da versare all’America MX), il milione abbondante da abbonare a Gastòn Silva e il potenziale (si attende il verdetto del Tribunale del lavoro di Avellaneda) salasso dei quasi cinque milioni da versare a Gonzalito Veròn.

CONTRATTI. Situazione, che definire complessa appare puro eufemismo. Si dovranno pure fare i conti con i contratti in scadenza di una decina di futbolisti dell’attuale plantel, tra i quali: Leandro Fernandèz, ‘el novio de la Barbie‘, al secolo Chucky Ferreira, Alan Sonora, Sebastiàn Sosa, Laso, Insaurralde, Vigo, Lucas Rodriguèz, Batallini e qualche giovane canterano. Ci sarà inoltre da definire la situazione (immediata forse no, a dicembre più probabilmente, ma con il mondo Indep’te tutto è possibile) legata all’entrenador attuale Julio Falcioni, richiamato frettolosamente in estate per chiudere una falla alla disastrosa epopea di Eduardo Dominguèz, arrivato in pompa magna con proclami bellicosi (suoi e di Montenegro direttore sportivo all’epoca) di jogo bonito e promesse di futuro radioso, prima di naufragare su se stesso ed essere esonerato a dicembre 2021 con un … tweet di Montenegro stesso.

I candidati: Doman, Mazza e Rudecindo

BARRAS. Ultimo, ma non meno importante, il rapporto con le barras. Al riguardo, tutti i contendenti si sono trincerati dietro le solite ricette populiste, ovvero, leggi sgravio per i costi dei biglietti, il riportare le famiglie alla canche, ripartizioni ugualitarie tra i soci, codici di convivenza etc, ma, come ben conosciamo, è alquanto improbabile che la situazione cambi radicalmente e drasticamente. Lo status quo ormai acquisito dai vari gruppi maggiorenti è tale, che nessuno (e non solo all’Independiente) è in grado di riportarlo a quello che dovrebbe essere il reale ruolo.

Alle urne quindi, al pueblo rojo. Ora il giudizio finale. AGUANTE EL ROJO, SIEMPRE.

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