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Mezzogiorno di fuoco al Camp Nou. Un emozionato Aguero annuncia la fine della sua carriera. Presenti amici e compagni, incluso Pep Guardiola.

E’ un Kun distrutto, devastato. Il giocatore del Barcellona e della Selección Argentina arriva al capolinea della sua gloriosa carriera calcistica dopo la diagnosi medica scoperta dopo Barcellona-Alaves del 30 ottobre scorso. Nel giorno più difficile della sua vita, deve pronunciare in mondovisione la frase che mai avrebbe pensato di annunciare. Figuriamoci a 33 anni.

Scocca l’ora tanto attesa e Aguero sale sul palco costruito per l’occasione sopra il Camp Nou. Inizia così il suo calvario che commuoverà tutti. Dopo la presentazione ufficiale del cerimoniere, è emozione pura. Sergio rimane per alcuni minuti in silenzio tra lacrime ed sospiri che lo paralizzano. Dopo un applauso commosso di incoraggiamento, el kun inizia a giocare la sua partita più importante.

“Bueno. Questa conferenza è per comunicare che… ho deciso di smettere di giocare al futbol. (‘la concha de su madre’ ben udibile tra sè e sè) … Ha deciso di smettere di giocare a calcio professionistico. E’ un momento molto difficile. Sono stato costretto a questa decisione perchè prima di tutto devo dar retta alla mia salute, a causa del problema che ho scoperto circa un mese fa.”

“Mi sono totalmente affidato ai medici che mi hanno detto che era meglio smettere. La decisione l’ho presa dieci giorni fa, ma ho cercato anche capire se c’era qualche speranza. Ce n’era poca…”.

“Sono molto orgoglioso della mia carriera. Ho sempre sognato di giocare a calcio, da quando a 5 anni ho toccato un pallone. Il mio sogno era giocare in Primera. Devo ringraziare l’Independiente dove sono cresciuto; l’Atlético de Madrid che ha scommesso su di me a18 anni; il City, che sanno già cosa provo, dove ho lasciato il mio meglio e mi hanno trattato molto bene. Sapevo che venivo in una delle migliori squadre del mondo, ma le cose accadono per un motivo. Mi hanno trattato molto bene da quando sono arrivato, anche i tifosi.”

E chiaramente la Seleccion Argentina, che è ciò che amo di più. Ringrazio tutti quelli che sono qui, la mia famiglia, chi ha lavorato con me, i miei colleghi fino a poco tempo fa al Barca”. Ho fatto del mio meglio per aiutare a vincere. Grazie a chi mi ha aiutato a crescere, parto a testa alta e felice. Non so cosa mi aspetterà ora, ma ho tante persone che mi vogliono bene e vogliono il meglio per me. Grazie ai giornalisti, che a volte mi hanno trattato bene e a volte no, eh. A tutti i tifosi dei club in cui ho giocato. Mi sono rimaste cose molto belle, grazie”. E termina singhiozzando tra gli applausi.

Gli domandano dell’accoglienza in blaugrana. “I tifosi del Barcellona sono molto fanatici, tosti, mi hanno sorpreso molto per l’affetto. Mi sarebbe piaciuto aiutare i miei compagni, ma le cose accadono per un motivo. Sono tutti eccezionali, giovani che hanno voglia di imparare, sono molto contento di come sta la società.”

“Fisicamente come sto? Mi sento bene. Le prime settimane sono state dure, quando ho fatto il primo test fisico in clinica. Dopo che i medici mi hanno detto che non dovevo continuare, ho cominciato a metabolizzare ciò che mi stava accadendo. Non è stato facile. Quando mi hanno detto che era definitivo mi ci sono voluti alcuni giorni in più per elaborare la situazione.

“Mi è successo adesso a 33 anni e non prima, quando ero più giovane, e per certi versi è stato un bene. Da un lato sono orgoglioso della carriera che ho fatto. Quando sei un giocatore vuoi continuare a vincere sempre di più. Sono felice per i titoli che ho vinto. Puoi sempre dare di più, ma ho dato sempre il mio meglio, per la squadra e per il club.”

Gli domandano: Quali sono stati i momenti più belli della tua carriera? “Il gol più bello è stato quello con l’Independiente, un momento molto bello della mia carriera, contro il Racing. Sia chiaro, non ho niente contro il Racing, ma avevo 17 anni, è stato il mio primo gol importante. Poi l’Europa League conquistata con l’Atlético, il gol con il City contro il QPR decisivo per vincere la prima Premier. Ci sono stati poi tanti momenti molto belli. L’ultimo in Copa América con la Nazionale. Ho giocato due o tre partite. Volevo rientrare due-tre anni prima e per fortuna è accaduto. Sono stato molto felice. Poi con l’ultimo gol che ho fatto contro il Real, non è male che sia l’ultimo, eh?” e ride.

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Aguero ora appare più tranquillizzato. E sottilinea l’aspetto positivo di tutta questa dolorosa decisione: “Che mi sia successo ora è positivo, sono qui a raccontarlo perché non è accaduto qualcosa di più grave. È positivo che l’abbiano rilevato. Devo cercare di essere felice al di fuori del calcio e godermi tutti i momenti che i calciatori si perdono. Non è facile. Allenarsi, viaggiare, giocare, dovrebbero avere un enorme rispetto per i calciatori. Continuerò sicuramente ad essere legato al calcio, ma ora potrò godermi un po’ di più la vita. Per un po’ starò calmo senza fare nulla. Preferisco che le persone e gli estranei diano alla mia carriera il nome che vogliono. È sbagliato dire ‘ero un crack’. Ancora lo sono, eh.

E finalmente torna a ridere. Fuerza Kun y gracias de todo campeón!

calcioargentino.it

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