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‘How I wish, how I wish you were here
We’re just two lost souls
Swimming in a fish bowl
Year after year.’

Wish you were here. Dev’essere stata questa la canzone malinconicamente più cantata dai tifosi culé dopo l’annuncio clamoroso dell’addio di Lionel Messi al Barcellona. Una sorta di depressione post mortem è aleggiata da queste parti per una decina di giorni, sembrava fosse arrivata la fine del mondo e per un certo verso è stato davvero così. Le cavallette, la tremenda inondazione,, le gomme a terra, niente di queste celeberrime ‘disgrazie’ in stile Blues Brothers ha retto il confronto di quanto abbiamo vissuto. Un anno assurdo condito con un’estate ancor più inconcepibile è stato il 2020 del Barcelona, protagonista assoluto nella cronaca di queste settimane. E sì che oscurare l’impresa teutonica del Bayern Monaco nel conquistare la Champions League sembrava cosa abbastanza ardua.

Riuscire a mettere a posto i cocci di questi pazzi giorni e dare un senso logico a quanto è avvenuto è stato logorante, intellettualmente parlando. Un Messi che se ne va sbattendo la porta come un Balotelli qualunque non era assolutamente prevedibile, né è stato sinceramente dignitoso. Un brutto capitolo, un papelón mondiale che ha lasciato amaro in bocca a tutti i protagonisti, in un duello senza vincitori né vinti, condannati in un futuro prossimo di convivenza forzata di sei mesi o un anno al massimo. È questo il termine ultimo che si è posto il giocatore, elezioni permettendo, perché, come in romanzo di Shakespeare, potrebbero arrivare nuovi colpi di scena.

È tutta ‘colpa’ dei tedeschi se esplode la crisi. Il Barcellona ai quarti trova il Bayern in forma straordinaria dopo aver stravinto la Bundesliga in giugno. Non si fanno sconti, neanche al Barça e allora l’8-2 assume un livello di umiliazione historica senza precedenti. Messi implode dentro di sè, rimanendo silenzioso per qualche settimana. Un silenzio della pulce abbastanza inusuale. È da un po’ di tempo che Lio denuncia una mancanza di progetto tattico e societario che si ripercuote alla lunga anche sul campo di gioco. Alla fine paga il conto per tutti Setien e arriva il buon generale nordico Koeman, il quale da cerca di fare ordine. Quando però a Luis Suarez gli stringono la mano e gli augurano buena suerte, per Messi è l’ennesimo affronto, troppo. Il bicchiere è colmo e Lio va al contrattacco.

25 agosto. È il giorno dell’ incredulità, della locura collettiva, dell’incubo più profondo per il tifoso blaugrana. Messi, il capitano di lungo corso dà il via libera ai 10 giorni più assurdi di sempre. Tramite burofax (ora mezzo conosciutissimo) manda una dichaiarazione alla società, dove nero su bianco c’è la volontà di avvalersi, al termine della stagione (effettiva), della clausula che lo lascia libero i 700 milioni da pagare.

Provate ora a immaginare per un secondo la reazione del povero impiegato che raccoglie il foglio appena arrivato via fax in sede. Che faccia avrà fatto? Sarà sbiancato, gli sarà sceso in brivido sulla schiena? Così, come sarà stato per il club. Incredulo, spiazzato nel ricevere il ben servito su due piedi. Si conosceva il malcontento delle pulce ma nessuno poteva minimamente immaginare che si potesse arrivare a questo punto. La notizia fa presto il giro del pianeta creando stupore e choc, è una clamorosa novità.

Manchester City in pole. Fantasie libidinose, meglio del mercato virtuale dei videogiochi; il ricongiungimento di Guardiola e Messi avrebbe dell’orgasmico. E poi PSG e Inter, a completare le pretendenti in cerca dell’asso argentino, con i giornalisti che usano il pepe giusto nella possibilità che si possa vendere qualche copia in più. Sono giorni convulsi, tutti media sono concentrati sul trasferimento del secolo e non mancano di certo i fake, come il contratto quinquennale col City già firmato o gli errati spostamenti del padre.

I particolari che confermano la realtà di tutto ciò che sta accadendo è l’amico Suarez, che tramite i social sarcasticamente applaude, appoggiando la scelta dell’amico. Più discreti sono la leggenda Puyol e il governatore della Catalunya Quim Torra i Pla che malinconicamente salutano il giocatore. “Cataluña será siempre tu casa. Muchas gracias por todo este tiempo de felicidad y de un fútbol extraordinario” scrive el gobernador.

28 agosto. Pochi giorni dopo giusto il tempo per digerire la ‘mazzata’ il club fa sapere freddamente che il 10 giugno 2020 è legalmente scaduto il termine della cláusula di cui parla Messi. Se Leo se ne vuole andare deve trovare qualcuno disposto a sborsare il denaro. È clamoroso braccio di ferro e si intuisce che si andrà per via legali.

29 agosto. Spunta un ingrediente particolarmente gustoso nel già ricco minestrone. Messi si sarebbe avvalso degli avvocati della società per informarsi del contratto e per dar il via alla revolución. Quando esce la notizia, il furioso presidente licenzierà in tronco la società legale.

30 agosto. LaLiga prende una posizione netta sulla vicenda, difendendo a spada tratta il Barcelona, dichiarando di fatto già estinta la clausula di libera uscita. Ma Leo va avanti, incurante del comunicato, per certi versi scontato della lega. Nello stesso giorno c’è il raduno del Barcelona con il test tamponi anti COVID19 a cui Messi non si presenta.

2 settembre. Il padre del pulga Jorge Messi atterra a Barcellona, da Rosario. A proposito, Rosario. I fedelissimi tifosi del Newell’s, la squadra argentina del cuore di Lio nel frattempo organizzano una carovana di 400 macchine per indurre il campione al ritorno a casa. La ilusión che il giocatore vesta la maglia rossonera della Lepra è quasi dovuta, giustificata dall’assenza di legami contrattuali. Non c’è nessuna possibilità remota che ciò possa accadere, ma è la famosa gratuità spontanea argentina. Jorge Messi appena atterrato in terra spagnola si muove subito. Prima di incontrare il presidente si lascia scappare un ‘está difícilalla domanda dei giornalisti se il figlio possa rimanere in blaugrana.

4 settembre. E siamo ai giorni nostri. Jorge recapita ai giornalisti un contro comunicato di diffida alla Liga, ribadendo che il famoso termine era da attribuire all’ effettiva chiusura della stagione, causa coronavirus (31 agosto). Suona così literal: “Desconocemos qué contrato es el que han analizado y cuáles son las bases sobre las que concluyen que el mismo contrato con una ‘cláusula de rescisión’ aplicable en caso de que el jugador decidiera utilizar la extinción unilateral del mismo, con efectos a partir de la finalización de la temporada deportiva 2019/20”.

Passano poche ore e la Liga risponde, dichiarando quanto già ribadito qualche giorno prima. “Dicha respuesta pone de manifiesto y confirma la interpretación descontextualizada y alejada de la literalidad del contrato que realizan, por lo que LaLiga se reitera en el comunicado publicado el pasado 30 de agosto”. In questo momento la frattura sembra sembra davvero insanabile, addirittura scomposta con fuoriuscita di osso, a detta medica. Una cosa da ridurre al più presto, pena ripercussioni inevitabili future. Scordatevi Shakespeare, qui entra in gioco Stephen King con i suoi thriller per un altro colpo di scena dell’ultima pagina: Messi rimane.

Messi rimane? Messi rimane. Di seguito l’intervista chiave rilasciata a Goal.com. Le conclusioni traetele voi.

Giornalista: Perché hai aspettato così tanto prima di rompere il silenzio?

Messi: “In primo luogo perchè dopo la sconfitta di Lisbona è stato molto difficile. Sapevamo che era un rivale molto duro, però non che potesse finire in quel modo, dando quell’immagine così brutta per il club e per il barcelonismo. Stavo male, non avevo voglia di niente. Volevo solo che passasse il tempo per poi chiarire tutto”. L’articolo prosegue qui sottonull

Perchè hai detto al Barcellona che saresti potuto andar via? 

“Ho detto alla società, soprattutto al presidente, che volevo andare via. Gliel’ho detto durante tutto l’anno. Pensavo che fosse il momento di farsi da parte. Credevo che il club avesse bisogno di gente più giovane, di gente nuova, e pensavo che si stava per concludere la mia avventura al Barcellona con grande dispiacere, perchè ho sempre detto che avrei voluto chiudere qui la mia carriera. E’ stato un anno molto complicato, ho sofferto molto durante gli allenamenti, nelle partite, nello spogliatoio. Era diventato tutto molto difficile per me e è arrivato un momento in cui ho pensato di andare in cerca di nuovi obiettivi, di aria nuova. Non è stato a causa del risultato in Champions contro il Bayern, era da molto tempo che stavo pensando a questa decisione. L’ho detto al presidente e il presidente mi ha sempre detto che alla fine della stagione avrei potuto decidere se andarmene o se restare e alla fine non ha mantenuto la sua parola”.

Ti sei sentito solo? 

“No, non mi sono sentito solo. Solo no. Al mio fianco ci sono stati quelli di sempre. Questo mi basta e mi rafforza. Però sì, mi ha fatto male sentire cose dette dalla gente, dai giornalisti, persone che hanno messo in dubbio il mio barcelonismo dicendo cose che non credo di meritarmi. Mi è servito anche per vedere chi è chi. Il mondo del calcio è molto difficile e ci sono tante persone molto false. Quello che mi è successo mi è servito per riconoscere tante persone false di cui avevo un’altra considerazione. Mi ha fatto male quando è stato messo in dubbio il mio amore per questo club. Che io vada o che io resti, il mio amore per il Barcellona non cambierà mai”. 

Exclusiva Lionel Messi

Abbiamo sentito di tutto. Dal fattore denaro, agli amici di Messi. Che cosa ti ha fatto più male dopo 20 anni di carriera al Barcellona? 

“Un po’ di tutto, sia sugli amici di Messi, che sui soldi.. mi hanno fatto male tante cose che hanno detto. Ho sempre anteposto il club a qualsiasi cosa. Ho avuto la possibilità di andarmene dal Barcellona tante volte. I soldi? Tutti gli anni me ne sarei potuto andare e guadagnare più soldi che nel Barcellona. Ho sempre detto che questa era casa mia e che era ciò che sentivo e che sento. Meglio di qui è difficile. Sentivo che avevo bisogno di cambiare, di nuovi obiettivi, di cose nuove”. 

Alla fine è molto difficile rinunciare a venti anni, a tutta una vita, alla famiglia che ho a Barcellona, alla città… E questo è quello che pesa di più nel momento di prendere una decisione. Perchè alla fine resti al Barcellona, no? Continui con il Barcellona… 

“Sicuramente mi è costato molto decidere. Non c’entra il risultato del Bayern, dipende da tante cose. Ho sempre detto che volevo restare qui. Che volevo un progetto vincente e vincere titoli con il club per continuare a far crescere la leggenda del Barcellona a livello di trofei. E la verità è che da tempo che non c’è un progetto nè nulla, loro si destreggiano e coprono i buchi mentre le cose vanno. Come ho detto prima ho sempre pensato al benessere della mia famiglia e del club”.

Che cosa è successo quando hai detto alla tua famiglia che avresti potuto lasciare il Barcellona? 

“Quando ho comunicato la mia volontà a mia moglie e ai miei figli è stato un dramma. Tutta la famiglia è scoppiata a piangere, i miei bambini non volevano lasciare Barcellona, non volevano cambiare scuole. Ho guardato oltre e volevo competere ai massimi livelli, vincere titoli, competere in Champions League. Puoi vincere o perdere, perchè è molto difficile, ma devi competere. Almeno competere e non crollare come a Roma, Liverpool, Lisbona. E questo mi ha portato a pensare sulla decisione di andar via. Come detto, pensavo ed ero sicuro che fossi libero di andar via, il presidente ha sempre detto che alla fine della stagione potevo decidere se restare o meno. Adesso si aggrappano al fatto che non l’ho detto prima del 10 giugno, quando è chiaro che il 10 giugno eravamo in corsa per La Liga nel mezzo di questo tremendo coronavirus e che questa malattia ha alterato tutta la stagione. E questa è la ragione per la quale resterò al Barcellona. Adesso resterò perchè il presidente mi ha detto che l’unico modo di andar via è pagare la clausola di 700 milioni di euro, e questo è impossibile. C’era un altro modo ed era andare in tribunale. Ma non farei mai causa al Barcellona perchè è il club che amo, che mi ha dato tutto sin da quando sono arrivato, è il club della mia vita, ho passato la vita qui. Il Barça mi ha dato tutto e io ho dato tutto. So che non mi è mai passato per la testa portare il Barcellona in tribunale”.

E’ questo ciò che ti ha ferito di più, che ci sono persone che hanno pensato che tu potessi far male al Barcellona? 

“Mi hanno fatto male tante cose pubblicate contro di me e soprattutto tante cose false pubblicate. O che io potessi fare causa al Barcellona per i miei interessi. Non avrei mai fatto una cosa del genere, lo ripeto, volevo andare via ed era mio diritto, perchè il contratto dice che avrei potuto svincolarmi. E non era “vado via e basta”. Stavo per andare via e mi sarebbe costato tanto. Volevo andare perchè ho pensato di voler vivere i miei ultimi anni di calcio felicemente. Ultimamente non ho trovato felicità all’interno del club”. 

Lionel Messi Goal exclusive interview

Questo è importante, essere felici. Tu sei un vincente nato, continuerai a guidare la squadra. Ma qualcosa cambierà al Barcellona giusto? Qualcosa deve cambiare a livello sportivo? 

“Continuerò nel Barcellona e il mio comportamento non cambierà, non importa quanto volessi andare via. Darò il massimo. Voglio sempre vincere, sono competitivo, e non mi piace perdere. Voglio sempre il massimo per il club, per i compagni e per me stesso. Ho detto che non c’era stato il sostegno necessario per vincere la Champions League. Adesso non so cosa succederà. C’è un nuovo allenatore e nuove idee. E questo è un bene ma dobbiamo vedere come risponderà la squadra e se saremo in grado di competere ai massimi livelli. Quello che posso dire è che resterò e che darò il massimo per il Barcellona”. 

Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando le persone dicevano che non ti importava del Barcellona? 

“Mi ha fatto male che la mia dedizione al Barcellona fosse messa in dubbio, sono grato a questo club. Amo Barcellona e non troverò un posto migliore di qui altrove. Ma ho ancora il diritto di decidere. Volevo andare in cerca di nuovi obiettivi e nuove sfide. E domani sarei potuto tornare, perchè qui a Barcellona ho tutto”. 

“Mio figlio, la mia famiglia è cresciuta qui. Non c’era niente di sbagliato nel voler andare via, ne avevo bisogno, ne aveva bisogno il club ed era un bene per tutti”. 

Parliamo infine del famoso burofax. Perchè hai deciso di mandare quel burofax? Che cosa volevi dimostrare? 

“Il burofax era per rendere la cosa ufficiale in qualche modo. Durante tutto l’anno ho detto al presidente che volevo andar via, che era il momento di andare in cerca di nuovi obiettivi e nuove esperienze nella mia carriera. Lui mi ha sempre detto: “Ne parleremo, non ora, etc”… Ma niente. Il presidente non mi ha mai dato la minima idea di cosa stesse dicendo. Inviare il burofax era per ufficializzare che volevo andare via e che ero libero e che non avrei utilizzato l’opzione per un altro anno. Non era per creare un polverone o per andare contro il club, era per rendere ufficiale la mia decisione. Se non avessi inviato il burofax era come se non fosse successo nulla, avevo l’opzione per un altro anno. Quello che hanno detto è che non l’ho comunicato prima del 10 giugno, ma ripeto eravamo nel mezzo delle competizioni e non era il momento. Ma a parte questo il presidente mi ha sempre detto “quando finisce la stagione decidi se restare o andare via”, non ha mai fissato una data. Ma non era per litigare con il club, perchè non volevo litigare con il club”.

Cercando di entrare dentro la testa di Lio si capiscono i motivi della sua scelta. Messi ha vinto? Una mancanza di futuro da parte della società con errori macroscopici ha portato alla deriva una delle squadre più famose al mondo. Si scorge però un piano malefico dello stesso giocatore di voler tirare la corda gettando scandalo sulla gestione del club. Ora Bartomeu si farà da parte come promesso? Da questa accozzaglia tutti però ne escono con le ossa rotte: la dirigenza, Lio e i tifosi. Sembra una mossa piuttosto azzardata quella del pulga, mai prima d’ora così vendicativo. Solo il tempo potrà rendere più chiara la vicenda di questi nefasti giorni, difficili, impossibili da dimenticare. ‘Nunca volverá a ser lo mismo‘.

‘Running over the same old ground
And how we found
The same old fears
Wish you were here
’.

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