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Abbiamo conversato con Wally Jakovcevic, fotografo, giornalista e gran tifoso River. Gli abbiamo domandato circa il ritorno al Monumental del controverso Daniel Passarella dieci anni dopo lo scandalo della retrocessione. E la risposta non poteva essere più chiara.

Wally, sei un giornalista che ami definirti come ‘primo tifoso del River’. Detto questo, pensi, scrivi con un enorme senso critico, scontrandoti a volte anche con il club che ami. È una qualità straordinaria, rara da trovare. Vogliamo approfittare della tua presenza per parlare di Daniel Alberto Passarella e dell’accoglienza che troverà al Monumental.

Domenica il Kaiser torna al Monumental 10 anni dopo l’ultima volta. È l’unico che ha vinto due Mondiali nella storia della Selección e al River è stato il capitano della ‘tripletta magica’ del 1986. È stato anche presidente del club, il maggior responsabile del fallimento di la retrocessione del 2011 e protagonista di episodi oscuri. Sarà più grande la volontà di applaudirlo o fischiarlo?

“In primo luogo, non credo che sia stato lui il principale responsabile del declino, ma uno di loro. Purtroppo il River ha vissuto in quel periodo anni bui a causa di tanti dirigenti disastrosi e lui faceva parte di quella lunga lista. Oggi i tifosi del River sono divisi tra applaudire e fischiare. Da giocatore insieme a Profumo è stato uno dei migliori difensori centrali della storia del club e del calcio argentino. Nessuno può negare che come giocatore sia entrato nella leggenda, ma quello che abbiamo vissuto dopo, come presidente, ha messo in ombra tutto. Puoi essere il miglior sindaco della tua città, ma se poi sei governatore di una provincia e rubi tutto, non sarai più ricordato più come un buon sindaco. Non solo si è circondato di persone ambigue e ha riempito il club di criminali, ma la sua arroganza gli ha fatto credere di essere lui stesso più importante del club. Nessuna persona è più grande del River. Per questo credo che la maggior parte di noi respingerà il suo ritorno al Monumental e glielo farà notare domenica sul campo”.

Lo hai intervistato nel 2012 sulla questione Buonanotte/Lamela. Cosa successe tra il presidente e i giocatori?

“In quel 2012, lo stesso Buonanotte confermò che quando si congedò dal River, lasciò al club il 15% corrispondente del trasferimento. Consegnò l’assegno a Turnes (vicepresidente del DAP e ora leader di Barracas Central), anche se quest’ultimo non lo ha ammesso mai pubblicamente. Passarella in quell’intervista fece letteralmente il finto tonto. Faceva finata di non capire l’argomento e se non lo sapeva, non fece una bella figura come leader. È comune per i giocatori, quando vengono ceduti, lasciare una percentuale al club che li ha formati, ma al River quei soldi sono scomparsi nel nulla. E quella dirigenza è arrivata alla presidenza proclamando un programma di trasparenza. Ma non è successo con Aguilar e tantomeno con Passarella”.

Non arriverà mai una riconciliazione con i tifosi?

“Non penso che dovrebbe esserci una riconciliazione. Un popolo che dimentica è destinato a ripetere gli stessi errori e non possiamo permettere che questi dirigenti, allenatori e giocatori nefasti, che ci hanno portato al massimo fallimento, possano passarla liscia. Anche se oggi stiamo vivendo un periodo di gloria e grazie a Gallardo abbiamo vissuto le gioie più grandi della nostra vita, non dobbiamo dimenticare coloro che ci hanno affondato e che hanno provocato tanto dolore”.

Grazie Wally per la tua disponibilità.

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