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Il River vince 2-0 in Brasile la semifinale di ritorno di Libertadores ma viene eliminato a fronte dello 0-3 subito all’andata. In finale ci va il Palmeiras.

Il River chiamato alla mission impossibile non delude le attese e sfodera un autentico partitazo all’Allianz Parque di San Paolo. Mai si era visto il River giocare una partita del genere, in grado di arrivare ad un soffio dal ribaltare un’inarrivabile 0-3 subito in casa. Tante occasioni sprecate, pali, decisioni arbitrali dubbie, è accaduto di tutto stanotte.

Gallardo decide di giocarsi la carta del 3-5-2 posizionando come esterni Angileri e Montiel, ed è la mossa giusta che fa letteralmente ammattire i terzini brasiliani. E’ un Millo dinamico, gagliardo e autentico padrone del campo quello si vede di fronte al Verdão. Dalle due catene esterne scaturisce linfa sempre zampillante, al centro Enzo Perez fa il lavoro sporco, con De la Cruz e il Nacho Fernandez che si adoperano da collanti alle due punte, Suarez e Borré.

Pressig assfissiante, recupero palla e ripartenza veloce, questo è il diktat di Gallardo per dar ‘vuelta’ alla serie. Il monologo della banda inizia ad essere recitato perfettamente da tutti gli undici giocatori, prima del brivido che scorre sulla schiena del Dt millonario, quando Armani, si riscatta della partita di andata, facendo il superman e sradicando letteralmente il pallone a Roni, lanciatissimo a rete. Dopo lo spavento, l’esecuzione della partitura assegnata dal Muñeco alla squadra, risulta magistrale per tutta la durata della partita.

Pochi credevano alla ‘notte epica‘. C’era l’illusion nei tifosi Millonarios ma nessuno credeva a una partita simile. Il primo tempo del River Plate infatti è un qualcosa di violentante, calcisticamente e psicologicamente parlando, un annichilimento totale in cui il Palmeiras sembra la squadra riserva con le casacche verdi. Prima Rojas e poi Borrè fanno i due terzi del lavoro in soli 45 minuti, segnando e arricchendo di speranza i cuori River. Gallardo ora se la ride, è in visibilio, tutti adesso credono che sia possibile. E come potevi dubitare se te l’aveva già detto Marcelo?

Il secondo tempo inizia come il primo, ma con una differenza. Probablemente gli dei del futbol, furiosi di cotanta bellezza e regalità calcistica decidono di scendere dall’Olimpo per scatenare la loro invidia funesta, incarnandosi nell’arbitro, colui che non a caso diventerà vero paradosso della partita. Il doppio giallo, immotivato, nei confronti di Rojas attenua momentaneamente la spinta albiroja, poi l’interferenza mistica prende totalmente il sopravvento e si accodano in maniera mai vista prima, episodi dubbi tra: gol annullati, rigori concessi poi revocati col Var, mancate doppie ammonizioni, clamorosamente, tutte a danno River.

La partita nella ripresa appare stregata per il River. Ogni qualvolta si accende il lume di avercela fatta puntualmente qualcuno ci soffia sopra. Accadrà per il gol annullato a Montiel, al rigore prima assegnato e poi clamorosamente negato a Suárez e al rigore molto dubbio al 100’ su Borré.

Non finirà bene la serata di Gallardo, ma non importa. Pur eliminato riuscirà nell’ intento di sconvolgere nuovamente tutti, avversari e amanti del futbol, con la sua identità calcistica a dir poco devastante.

“Devo congratularmi con la mia squadra, con i miei calciatori che mi hanno fatto sentire pienamente rappresentato e mi hanno commosso per il modo in cui hanno giocato. Mi hanno reso orgoglioso. È una sensazione molto piena che ho. Questi giocatori mi rendono orgoglioso e nobilitano la mia professione” dice il DT.

Il River è eliminato dalla Copa Libertadores per questione di attimi, pali, centimetri: questa volta il dover rifar le valigie per tornare a casa ha un sapore diverso. L’applicazione e la determinazione dimostrata hanno impressionato tutti e i protagonisti ne escono a testa altissima. Ora molti giocatori se ne andranno e ci sarà una nuova rifondazione della squadra. In finale ci andrà il Palmeiras, la squadra riserve, con la pettorina verde.


calcioargentino.it

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