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Nel club di Avellaneda tutti se ne vogliono andare. La crisi economica societaria sta destabilizzando el diablos, e i Moyano non accennano a mollare.

Se cercate il termine Diáspora nel vocabolario probabilmente troverete una sola parola: Independiente. Tempi duri per il Rey de copas, sembrano infatti passati anni luce quando tre anni fa conquistava l’ultima copa Sudamericana in casa del Flamengo, quando c’era una squadra degna di tale nome e soprattutto quando c’erano più soldi. La stagione regolare è terminata male dopo le grandi aspettative di agosto, quando la fiducia aleggiava attorno alla squadra del nuovo Dt Beccacece [ora agli odiatissimi rivali del Racing, arrivando quarto (!)]. Separati in malo modo, toccava prima a Berón traghettare e poi a Pusineri dirigere un anno complicato, vissuto con livore dai tifosi delusi. I -18 dal Racing, il psicodramma del clásico perso in superiorità numerica (di due uomini) e la mancata qualificazione alla copa Sudamericana (obiettivo minimo) risultavano validissimi motivi per contestare la dirigenza.

Come se non bastasse, se da una parte i risultati sono stati deludenti, dall’altra la situazione economica si è ulteriormente aggravata, con la pandemia responsabile solo in parte del tracollo. Certamente sono mancate le entrate, come in tutti bilanci delle altre società, ma i problemi del Rey de Copas sono assai cronici, risalenti prima del periodo nefasto del Covid-19.

In Argentina gli stipendi possono essere pagati in due modi: in pesos argentinos e in dollari statunitensi, quest’ultimi prevalentemente destinati ai top player nei top clubs. Il problema sta tutto qui. La maggior parte degli emolumenti dei calciatori dell’Independiente vengono erogati in dollari ‘blu’ sonanti, con lo stipendio così estremamente variabile con la continua (e crescente) inflazione argentina. Ma perché pagare in dollari? È certamente una scelta strategica che fa attirare i giocatori migliori, solo se, non si riesca a fallire obiettivi (con mancati premi) per più e più anni e soprattutto, a patto che ci sia un’economia interna abbastanza stabile. Cosa improponibile di questi tempi in Argentina.

La situazione ai giorni nostri? Il club non riesce pagare gli stipendi e i giocatori abbandonano la nave. Attualmente si registra un fuggi fuggi generale, con Gastón Silva, terzino della selección uruguaya, e Leandro Fernández, attaccante, che hanno messo in mora la società per gli arretrati non retribuiti, ottenendo dall’AFA la possibilità di accasarsi altrove a parametro zero (l’Independiente ha impugnato la sentenza presso la FIFA). Anche il portiere della selección uruguaya Campaña, che ha mercato, ha mostrato interesse di emigrare altrove, come il carismatico terzino Sanchez Miño, anch’egli in procinto di lasciare Avellaneda. E come dargli torto? E poi el chino Romero, goleador dell’ultima temporada e ultimamente accostato al Boca, per non parlare del tractor Bustos, sempre uomo mercato dal futuro incerto. Insomma è un periodo molto delicato quello che sta passando l’istitucion di Avenida Boyacá, soprattutto per la dirigenza Moyano, leader maximo del sindacato nazionale trasportatori, ma odiatissimi dai tifosi per la folle amministrazione societaria nell’Independiente.

Cosa succederà ora? Se ne andranno tutti i big e la squadra attingerà in maniera massiccia dal vivaio? Può essere la più scontata delle soluzioni, bisognerà però programmare con pazienza il nuovo futuro, affrontare con dignità i sedicesimi di finale di Sudamericana 2020, aspettando le prossime elezioni societarie dell’anno prossimo.

Ah, se non avete inteso tra le righe, se vi serve un giocatore nella vostra società bussate all’Independiente. Probabilmente vi faranno anche lo sconto.


calcioargentino.it

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