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Vincere o vincere. Sembra paradossale alla seconda partita del gruppo, ma sarà questa la missione della Selección Argentina che scenderà in campo questa sera. Verso 22 italiane sapremo infatti se l‘Argentina potrà dire ancora la sua nella competizione più importante del pianeta o se dovremo assistere a una delle pagine più umilianti della sua storia futbolistica nazionale. Ci si gioca tutto. La faccia e l’orgoglio, la camiseta, la fiducia di un popolo in una Copa del Mundo, iniziata male, ma che, potrebbe finire peggio. Messi e compagni sono chiamati alla riscossa per continuare a sopravvivere, affrontando forse uno dei peggiori avversari. Il Messico.

Sembra esser tornato lo scenario di quattro anni fa, quando l’Argentina di Sampaoli dovette vincere incondizionatamente contro la Nigeria nei primi 180 minuti del girone. Allora però, si arrivava dal pareggio contro l’Islanda. Ora, si riparte da zero.

Se conosciamo bene le qualità della ‘Scaloneta’, sapremo anche che l’atteggiamento del congiunto messicano non sarà per nulla rinunciatario. El Tata Martino, argentino, che subì per due anni consecutivi la gogna delle critiche per aver perduto due finali consecutive di Copa America, ai rigori e contro il Cile, può prendersi la definitiva vendetta contro Tapia e Federazione, scaraventandoci fuori dal Mondiale.

Congetture, complotti, boicottaggi. Starà a Scaloni far tornare il sereno in un contesto, che rischia di esplodere in tutta la sua devastante deflagrazione. La vittoria è l’unico risultato richiesto in una gara che si preannuncia nervosa e chiusa. Scenario del tutto inimmaginabile, anche dai detrattori e sciacalli, presi dalla sprovvista dopo appena una sola partita.

Questione di dettagli, attimi e fortuna. Quella che per adesso non sta dando una mano alla Seleccion, rigore generoso a parte. Una partita, altri 90 minuti per sperare e soffrire, perché la Albiceleste è regina assoluta nel riuscire a cadere nel gorgo del psicodramma. E allora, sarebbe curioso sapere come avranno passato la notte della vigilia i giocatori e corpo tecnico in Qatar. Chi sarà riuscito a riposare, chi insonne e in preda dei propri demoni. E chi avrà fatto gesti scaramantici o espresse richieste di aiuto al cielo, magari a familiari già ascesi nella pace eterna o magari direttamente al Diegote, patrono intercessore di tutto el fútbol argentino.

Ansia, tachicardia, il cuore che impazza e la testa che viaggia lontano: benvenidos a una nuova partita dell’Argentina. Ma questa volta non si scherza più. L’angolo del fallimento è dietro l’angolo. Tutto o niente.

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