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Atto conclusivo della Copa de la Liga. Il Colón a sorpresa conquista il torneo regalando ai tifosi il primo trofeo in assoluto, dopo 166 anni di storia del club.

Final – Copa de la Liga

Racing Colón0-3

Alla fine piangono tutti. Dopo che Pitana decreta la fine delle ostilità. Sono le lacrime a diventare protagoniste tra Racing e Colón dopo la finalissima di Copa de la Liga. Da un parte gli ‘academici’, delusi dalla prestazione e dal risultato, dall’altra i ‘sabaleros‘, di colpo diventati eroi immortali dopo la conquista del primo trofeo della storia del club.

Finale quasi a senso unico quella vista al neutro del Bicentenario de San Juan. Dopo un primo tempo bloccato e tattico, nella ripresa il Colón prende l’iniziativa e inizia a premere con maggiore insistenza ai fianchi della difesa avversaria. Il Racing cala vistosamente a livello fisico e alza bandiera bianca, dopo anche i ravvicinati impegni di Copa Libertadores. A testa bassa, i rossoneri aumentano i giri della manovra e passano con Aliendro, raddoppiano con Bernardi e triplicano con Alexis Castro. Tutto in 28 minuti. Al fischio finale può iniziare allora la locura total, tra birra lanciata in aria e sguardi commossi alla medaglia d’oro appena conquistata. E quando il capitano Rodriguez alza al cielo la Copa, l’emozione generale raggiunge il suo picco massimo.

Quella del club santefesino è una bella storia di riscatto e di coraggio. È romanticismo allo stato puro, il più bel finale di una cavalcata straordinaria che in Argentina ha lasciato il segno.

Soprattutto, è il successo del fútbol dell’interior, troppo spesso bistrattato e deriso dai ricchi equipos della Capital. È il trionfo della classe sociale, quella lavoratrice e abituata all’anonimato nelle grandi trasmissioni sportive nazionali.

Ma è soprattutto è il successo dell’umile Eduardo Domínguez, il giovane tecnico rojinegro che incarna appieno questa distanza dal clamore e dei riflettori come da credo filosofale del club. Lui è addirittura il genero del grandissimo Carlos Bianchi, ma gli piace talmente l’anonimato, che se si vestisse da magazziniere nessuno probabilmente ne noterebbe la differenza.

Ragazzo modesto dal profilo basso, carattere introverso, Eduardo è una persona dall’animo puro. Cerca di mettere in pratica sul campo le sue idee calcistiche con il credo del gruppo. Un allenatore di altri tempi si potrebbe dire, e per certi versi, è davvero così. Persona discreta, umile non è troppo ricercato dai media locali (almeno fino a ora) perché non crea polemiche e non fa troppo notizia. E a lui sta bene così. Rimanere nell’ombra per compiere al meglio quello che più gli piace: allenare e guardare negli occhi i suoi giocatori.

Non un profilo social e neanche whatsapp. Gli basta la suo coraggiosa idea calcistica che ha messo in pratica alla perfezione, arrivando alla vittoria, e conquistando un posto per la Libertadores del 2022. 33 punti conquistati sui 48 disponibili; 29 gol fatti e 11 subiti in 16 partite; 9 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte, per la temporada migliore di sempre. ‘Credi solamente in te, puoi imparare da altri ma le tue convinzioni futbolistiche devono essere credibili dai ragazzi’. Solo questo gli ha detto il suocero più vincente d’Argentina, ed Eduardo, di sicuro, ha fatto grande tesoro degli insegnamenti di Carlos. Il Colón ha iniziato a volare.

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LE STORIE. Storie che valgono la pena di essere raccontate, come quelle dei suoi giocatori, dapprima sconosciuti ed ora celebrati da un’intera nazione.

Primo della lista, il capitano, el pulga Luis Rodríguez. Finalmente alza il titolo el pulguita, dopo l’immensa delusione di due anni fa ad Asunción. Poteva essere probabilmente l’ultima chance per il 36enne uscito a capo chino, ma era solo l’inizio. Capocannoniere della Copa Sudamericana, capocannoniere della Copa Maradona e capocannoniere della Copa della Liga, Luis ha trascinato i compagni alla vittoria grazie alle sue magie ed assist, stupendo di nuovo tutti per l’estrema semplicità di gioco, come quando da bambino giocava a piedi nudi per le strade polverose di Simoca, paese all’estremo nord dell’Argentina.

Come le due mani alzate al cielo dopo il gol contro l’Estudiantes per una promessa fatta a una tifosa in settimana: “Pulga, mi è mancato il nonno, tifosissimo del Colón e di te. Se domani segni, dedicaglielo.” gli scrivono nei social. E lui risponde: “Mi dispiace molto. Se Dio vuole, indicherò il cielo se faccio un gol.” Detto, fatto: Alla fine della partita ne farà due di gol, con doppia esultanza. Giusto per non sbagliare.

Migliore in contrasti difensivi vinti, migliore nei colpi di testa, migliore in intercetti, è il giovane Facundo Garcés il difensore rivelazione del torneo. Con i suoi 21 anni è cresciuto in maniera esponenziale in queste poche partite, che lo hanno reso insuperabile. Diventato titolare quasi per caso dopo l’infortunio a Bruno Bianchi, el pibe ha saputo rapidamente adattarsi al contesto della Primera usando principalmente la testa. “Mi imponevo di giocare da professionista e non da tifoso quando scendevo in campo. Negli allenamenti lavoravo più degli altri per ridurre il gap e mano e mano a mano che giocavo prendevo confidenza con la categoria. È davvero incredibile quello che siamo riusciti a fare.”

O come Rodrigo Aliendro, il factótum del centrocampo. Forza fisica per coprire più zone del campo, nelle due fasi: offensiva, nell’accompagnare l’azione fin dentro l’area, e difensiva, nell’aggressività dei contrasti e nel recupero palla. Lui e Lertora come Xavi e Iniesta, coppia d’oro. “È un sogno aver contribuito alla conquista di questo storico titolo per i tifosi e città. Sarà impossibile dimenticare questa joya. Serà para siempre.”

O Cristian Ferreira, giovane fantasista del River, poi ‘emigrato’ al Colón quasi per caso, in seguito al passaggio di Alex Vigo al Millonario. “All’inizio ero scettico al passaggio, ma poi Gallardo mi ha detto che con Domínguez potevo solo che migliorare. Mi sono fidato e ha avuto ragione.

Altra storia romantica è quella del 20enne Santiago Pierotti, altro pibe della Reserva e protagonista di gol bellissimi e decisivi per la conquista del titolo. Come il primo in assoluto della sua carriera, segnato contro il Platense con un ‘taco’ alla Crespo. E in quel giorno, dopo che tutti i compagni lo rincorrono per festeggiarlo, il suo primo pensiero è per la fidanzata Priscilla, con una ‘P‘ fatta con le mani davanti alla telecamera. Lei nei social si commuove: “Grazie amore, ogni giorno ti amo sempre di più.”

Ce ne sarebbero di storie da raccontare. Come quella di Goltz, rinnegato dal Boca ma rinato a Santa Fé; o quella del para rigori Burián, o quella dell’ex Defensa Castro, e di tanti altri. Ma forse quella di Facundo Farías le supera davvero tutte.

Facu è un pibe di 18 anni che all’improvviso si è trovato a giocare (e bene) in prima squadra, nel semestre più vincente di tutta la storia del Colón. Grande tecnica, si è fatto notare anche da squadre europee grazie alle sue devastanti cavalcate palla al piede. Ma il destino non ha avuto pietà di lui.

Già orfano di madre alla tenera età di dieci anni, qualche giorno prima della finalissima perde drammaticamente anche il padre per Covid. Glielo comunicano, ma Facu non può dargli l’ultimo saluto neanche da lontano …perché anche lui risulta positivo al virus. Dramma enorme per un giovane sempre col sorriso in bocca e con i piedi saldamente per terra nonostante il talento che inizia prepotentemente ad affiorare. Allieva in parte le sue sofferenze la conquista del titolo e diventa virale un suo post con la Copa: “Sogno realizzato, grazie a tutti per avermi i fatto parte, nonostante tutto quello che è accaduto. SIAMO CAMPIONI!

Si Facu. Campioni sul campo, ma soprattutto nella vita. Gente umile, semplice, dove una volta tanto il destino decide di premiare. Il Colón conquista il suo primo trofeo e a Santa Fè esplode l’entusiasmo. E conoscendo bene la locura rojinegra, il club si affretta a dare disposizioni ai propri tifosi di festeggiare a casa, dando l’appuntamento a quando si potrà, per celebrare al meglio una festa con tutti i crismi che la circostanza necessita.

Il successo sabalero fa il giro del mondo e commuove tutta la nazione, per la passione e le emozioni che diventano virali nei social. Si chiude un semestre intensissimo di sorprese con la sorpresa del Colón de Santa Fé che contro qualsiasi pronostico diventa campeón del fútbol argentino.

Questa la storia straordinaria di un club che ha sorpreso davvero tutti, sovvertendo ogni tipo di previsione, anche del più ottimista hincha sabalero. Un verdadero milagro.

Señores y señoras, esta es pasión, esta es locura, esto es fútbol argentino.


calcioargentino.it

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