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Fin dallo scorso novembre, momento in cui venne annunciato il format del campionato argentino per l’anno 2025, l’opinione pubblica si è spaccata a metà: da una parte gli indignati, potremmo definirli i “puristi”, ovvero chi da anni si auspica un netto snellimento del numero delle squadre partecipanti e la fine di novità fantasiose; dall’altra gli entusiasti, quelli che “più ce n’è, meglio è” spesso attratti dalla possibilità di vedere la propria squadra partecipare alla massima divisione o giocarsi un titolo.

Non è un mistero che Chiqui Tapia, Presidente dell’AFA, abbia puntato molto su questi ultimi, sia in Federazione che fuori: il consenso di cui gode, che l’ha portato ad essere rieletto a fine dello scorso anno, si basa infatti su un appoggio quasi incondizionato da parte dei club dell’Ascenso e delle “piccole” di Primera, che con un campionato allargato a 30 squadre vedono aumentare le proprie chance, rispettivamente, di promozione e di permanenza in Liga Profesional, e lo stesso Tapia ha difeso strenuamente le proprie decisioni. “Siamo un campionato di formatori. Molti mi dicono che si deve avere un torneo a 20 squadre, come in Europa, ma gli europei vengono a comprare i nostri giocatori dopo che noi li abbiamo formati. 10 squadre in più, 30 giocatori a squadra, sono 300 giocatori a cui diamo la vetrina del massimo campionato”.

Fast forward a oggi, 1 giugno 2025: stasera, alle 22 ora italiana, si giocherà la finale del Torneo Apertura, primo torneo semestrale della stagione. 30 squadre, 2 macro-gironi da 15, 16 giornate, le prime 8 di ogni gruppo qualificate per un tabellone con ottavi, quarti, semifinali e finale. Boca Juniors e River Plate? Fuori ai quarti di finale, così come Rosario Central e Argentinos Juniors, le capolista di Zona A e Zona B. Il Racing campione in carica di Copa Sudamericana, nemmeno qualificato. Il Vélez trionfatore in campionato solo pochi mesi fa, addirittura più vicino alla zona retrocessione che alla qualificazione.

Nella finalissima di (tanto per cambiare) Santiago del Estero, infatti, saranno Huracán e Platense a contendersi la possibilità di alzare al cielo il trofeo. Un traguardo meritatissimo, per quanto mostrato nella parte decisiva del torneo e, in generale, in questa prima metà di 2025: se il Globo, infatti, tra campionato e Copa Sudamericana si sta facendo apprezzare per livello e continuità delle proprie prestazioni, il Calamar ha alzato sensibilmente l’asticella nel percorso ad eliminazione diretta dell’Apertura, avendo la meglio su Racing, River e San Lorenzo, tutte rigorosamente affrontate fuori casa.

Se da una parte, però, abbiamo l’adrenalina dell’inaspettato e la vicinanza empatica alla variabile degli underdogs, dall’altra possiamo (e dobbiamo) porci delle domande sull’effettiva sensatezza di un torneo con queste dinamiche: per esaltare l’imprevedibilità degli scontri ad eliminazione diretta, infatti, esiste già la Copa Argentina, mentre il campionato dovrebbe idealmente premiare chi affronta al meglio una competizione sul lungo periodo. Impossibile non notare come, al contrario, il format di questo Torneo Apertura, che sarà ripetuto anche nel successivo Clausura e che ricalca quello della fu Copa de la Liga Profesional, sia fortemente sbilanciato verso la seconda fase, dove a poco serve aver fatto un ottimo girone, tant’è che nell’ultimo atto si affronteranno la 4^ della Zona A e addirittura la 6^ della Zona B.

Volendo ragionare razionalmente ancor più ad ampio respiro, poi, si può notare come tali dinamiche rischino di rivoluzionare la composizione delle partecipanti argentine alle prossime coppe internazionali, soprattutto alla Libertadores, potendo ritrovarsi potenzialmente con 3 squadre su 6 qualificatesi “a sorpresa” grazie a tornei decisi in partite secche (Apertura, Clausura e Copa Argentina), andando a creare un collo di bottiglia nella qualificazione tramite Tabla Anual, che premia invece la continuità di rendimento sui 12 mesi. Sicuramente meno noioso ma, forse, poco costruttivo per un calcio che sta cercando (riuscendoci in parte) di ritrovare quella competitività internazionale che non può non passare per il ritorno in auge dei suoi club più storici e prestigiosi.

Tutto ciò, tuttavia, non può essere un freno alla nostra passione, né un deterrente per il nostro entusiasmo. A noi il fútbol argentino piace anche e proprio per le sue idiosincrasie e per la bellezza estemporanea che molto spesso ci regala. Ben venga la cavalcata del Globo, ben venga il Calamar che infrange i pronostici, e che questa finale sia il trionfo della locura e riesca a sorprenderci ancora una volta.

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