
In uscita con la sua ultima opera chiamata ‘Riquelme – Román e la casa del padre’ abbiamo fatto due chiacchiere con Roberto Colombo circa la sua ultima fatica da scrittore e la profonda fede chiamata Boca Juniors. Sconfinando anche nell’attualità del fútbol argentino.
Grazie Roberto per la tua disponibilità. È un onore per noi intervistare un giornalista e scrittore italiano di successo come te, legato a doppio filo col fútbol argentino.
– Cosa metti in risalto particolarmente dell’Ultimo Diez e come nasce questa tua grande passione per i colori azul y oro?
Di Romàn emergono la magia, il senso di appartenenza, il peronismo quello buono, quello di sinistra, l’amore biunivoco per quei due colori, quello del cielo, quello del sole. La mia passione per il Xeneize nasce, proprio come per i protagonisti, dai racconti di mio padre, Franco, giornalista anche lui e direttore di Tuttosport scomparso nel 1997 per un tumore a 53 anni. Mi raccontava che, di lá dell’Oceano, c’è una squadra mitica, uno stadio unico e inimitabile che vince le partite da solo, con la forza della sua gente. Non mentiva. Quella cancha esiste davvero: è La Bombonera.
– Riquelme giocatore e ora Riquelme dirigente. Bisogna scindere le due cose o bisogna osservare devozione assoluta a prescindere dal ruolo esercitato?
Bisogna assolutamente dividere le due tappe, separare il Román giocatore, con Diego e Messi il top dei top che abbia visto nella mia vita, dal Riquelme dirigente, che paga e non poco gli errori fatti, vuoi per inesperienza del ruolo, vuoi per consiglieri non troppo scafati…
-Grande tifoso bostero, quando sbarchi in Argentina sei frequentatore assiduo della Bombonera e fedele adepto della Doce. Davvero la previa e la voglia di ritrovarsi a tifare è l’esperienza più importante rispetto alla partità in sè?
La Previa, soprattutto quella di Hernàn a Irala, è il miglior ‘’aperitivo’’ per prepararsi, mentalmente e fisicamente all’esperienza mistica che è vivere una partita nel Templo del Fútbol mundial, per godersi fino in fondo sensazioni che non si possono trovare in nessun altro stadio del Pianeta Terra.
– Cosa ne pensi del tanto discusso ampliamento dello stadio?
Sono a favore dell’ampliamento dello stadio, a patto che non si perdano i tratti distintivi che rendono unica quella cancha: penso al lato dei palchi, una sorta di ‘’fetta di polenta’’ che non esiste altrove. E poi l’ampliamento non dovrà creare danni ai vicini del barrio: chi vive a Brandsen ha nel Boca Juniors una passione per la vita che spesso, nei giorni di partita ma non solo, si trasforma pure in un mezzo di sostentamento, in un aiuto per arrivare a fine mese in modo degno. Se le loro case venissero espropriate per i lavori di ampliamento, molti piomberebbero in quel dramma chiamato indigenza.

– Parlando di attualità, cosa ne pensi di questo periodo particolare del Boca che non riesce più a convincere, fagocitando di continuo allenatori su allenatori? Cosa manca al Boca per tornare regina d’Argentina e del subcontinente?
Il calcio è ciclico, una sinusoide con periodi di magra che si alternano con altri di ‘’vacche grasse’’. Las buenas ya van a venir, insomma. Basta solo saper aspettare.
– Chi è il prossimo crack del Boca che farà la fortuna dei club europei? E delle squadre di Primera, quale giocatore ti ha maggiormente colpito?
Sono molto curioso di vedere come si adatterà Aaron Anselmino al calcio inglese: non ho alcun dubbio che il Chelsea abbia messo le mani su un talento purissimo. E aspetto anche la definitiva esplosione del mio amico Nicolas Valentini: a Verona ha convinto tutti e reputo si sia guadagnato la possibilità di dimostrare quanto vale anche in una piazza da medio alta classifica come è la Fiorentina.
– A proposito di Primera Division, cosa ne pensi della Liga a trenta squadre?
Reputo El Chiqui Tapia un grandissimo dirigente, capace di vincere tutto in poco più di un anno. Ogni sua decisione, anche se a una prima analisi può sembrare incomprensibile, è geniale. Sono e sarò sempre dalla sua parte!
– La Seleccion ha calcisticamente umiliato il Brasile e si è qualificata anzitempo come capolista delle Eliminatories ai prossimi mondiali, risultando non essere più Messi-dipendente. Sarà l’ultimo baile del capitán? Ci sono chance per un clamoroso bis mondiale?
La Scaloneta ha un presente clamoroso e si sta garantendo un futuro brillante e penso che, da campione in carica, non si può fare a meno di inserire la Selección nel novero delle favorite per il successo finale nel 2026. Riguardo a Lio: lo amo incondizionatamente e spero giochi fino a 90 anni. Messi è tutto quanto c’è di buono, è un piacere per l’anima, è un orgasmo visivo, futbolisticamente parlando.
– Mastantuono, nome del momento, è già pronto per la Scaloneta?
Mastantuono è meraviglioso: ha solo un difetto, il cuadro, la squadra in cui è cresciuto ed esploso e per cui segna quasi ogni domenica.
– Se potessi essere il presidente del Boca per un giorno, cosa cambieresti e chi ingaggeresti come allenatore per ricominciare un ciclo vincente e credibile?
Innanzitutto richiamerei, nel ruolo di direttore sportivo, Nicolas Burdisso: è Xeneize de ley, ama il club alla follia e ha competenza assoluta avendo lavorato da questa e da quella parte dell’Atlantico. Richiamerei anche Rolando El Flaco Schiavi, che quando era tecnico della Reserva ha formato gioielli in serie e con lui rivorrei in società anche El Popi Bracamonte. Come tecnico chi sceglierei? Non ho dubbi: Daniele De Rossi, el Tano de Boca!
Grazie davvero di questa lunga ‘charla’. Caro Roberto, ti auguriamo tutto il meglio a livello personale e professionale. E naturalmente, di tifo.