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Per la settima stagione targata Marcelo Gallardo, il Muñeco ha scelto come sede del ritiro la splendida location di San Martin de los Andes, meta turistica della Provincia di Neuquen immersa tra i monti e laghi patagonici.

La squadra ha avuto un calorosissimo ricevimento da parte di 24.000 tifosi festanti. Si, 24.000 (non è un errore di battitura), che hanno aspettato per ore il passaggio del pullman per le vie della cittadina neuquena.

A differenza delle scorse “pretemporadas” che hanno visto il River passare lunghi soggiorno negli Stati Uniti (Florida e California), il fitto calendario di questo 2020 ha obbligato il Club di D’Onofrio a fare una programmazione diversa.

Rassicuriamo un pò tutti: è vero che la situazione economica del paese e della società riverplatense sono estremamente difficili, ma il fatto di non aver fatto un ritiro sfarzoso a Miami o Los Angeles è prettamente legato alla mancanza di tempo.

Infatti, il ritiro è solo di una settimana (dal 3 al 10 gennaio) visto che l’11 gennaio ci sarà già la prima amichevole importante in quel di Maldonado contro il Nacional, squadra a cui Gallardo è particolarmente legato per i suoi trascorsi da giocatore e allenatore.

Inoltre, il 19 gennaio, ci sarà già il primo impegno ufficiale al Libertadores de America contro l’Independiente del nuovo tecnico Pusineri per il recupero della 14ª giornata (partita che fu rinviata per la finale di Libertadores).

Purtroppo il bel cielo blu di San Martin de Los Andes è già pieno di nubi per la compagine della Banda: è vero che la stagione 2019 è terminata con un titolo, quella coppa Argentina che ha dato l’accesso diretto alla Copa Libertadores 2020, ma le preoccupazioni sono molteplici.

La principale nube è quella economica.

« Ma perchè ?» si chiedono i tifosi e gli addetti ai lavori. « Che errori di gestioni sono stati fatti dall’attuale dirigenza? »

La crisi

La crisi economica non colpisce soltanto il River Plate ma bensì tutti i top club della Superliga. Al netto delle buone o cattive gestioni, il problema è legato semplicemente alla situazione economica del paese e più nello specifico nella vertiginosa svalutazione del peso che iniziò nel dicembre 2001.

Facciamo un passo indietro: La legge del 27 marzo 1991 sulla conversione del Peso/Dollaro proposta dall’allora ministro dell’economia Cavallo e approvata dal Presidente Menem stabilì la parità tra la banconota statunitense e il peso argentino: il famoso 1 a 1.

Non è un caso che durante il decennio 1991/2001 i club argentini abbiano avuto un periodo d’oro in cui hanno potuto contrattare i migliori giocatori proveniente dal sudamerica (Colombia in primis), vincendo 4 Coppe Libertadores e 3 coppe Intercontinentali. Quest’ultimo trofeo è un termometro cruciale per tastare la competitività dei club, basti pensare che il Velez di Bianchi riuscì nell’impresa di battere il Milan di Capello nella finale di Tokyo del 1994 e soprattutto a tenere l’intelaiatura della squadra per parecchi anni. L’Intercontinentale non è un trofeo importante in Sudamerica: E’ l’unica cosa che conta.

Per le squadre argentine in quel decennio, cedere i giocatori non era la priorità assoluta, oggi invece è la necessità primordiale per la sopravvivenza.

La famosa crisi del Governo De la Rua, annullò la parità e dal 6 gennaio del 2002 iniziò la caduta libera del peso argentino nei confronti del dollaro. Nel 2003, anno dell’ultima coppa Intercontinentale vinta da una squadra argentina (il Boca Juniors di Carlos Bianchi che in finale battè il Milan ai calci di rigori, vi ricordate Costacurta….) il cambio era 1 a 3.

Attualmente é di 1 a 60…….60 pesos per un dollaro !!!! una follia.

Il problema monetario sta affossando il River (ma anche Boca, Independiete, Racing e San Lorenzo), semplicemente perchè i contratti dei giocatori sono vincolati al cambio del dollaro, anche se gli stipendi sono pagati in pesos. Ai top player è legata la clausola « dolar libre » che rettifica mensilmente lo stipendio al cambio del giorno, che in questi anni sta massacrando i club.

Da non dimenticare che i maledetti ultimi minuti finali di Lima non solo hanno privato il River della quinta Libertadores, ma ha fatto perdere dalle casse del club circa 14 milioni di dollari (guarda caso il prezzo della vendita di Palacios) tra premi e mancati introiti per Mondiale per Club e Supercoppa Sudamericana.

Ad aggravare le casse del club, c’è pure la variazione del cambio nei pagamenti dei cartellini di De La Cruz, Pratto, Zuculini e Quintero che essendo rateizzati, sono costati ben di più del prezzo pattuito sempre a causa della valuta, visto che negli ultimi due anni il dollaro è passato da 24 del 2017 ai 60 odierni.

Da queste considerazioni, ovviamente il River è obbligato a vendere per compensare queste perdite e Palacios è stato il « sacrificato » di turno. I tifosi sperano sia anche l’unico. La dirigenza ha dovuto adeguare lo stipendio di Nacho Fernandez, che è richiestissimo dalle due squadre di Porto Alegre: Gremio e Internacional. E il pericolo rimane d’attualità, perchè proprio quest’ultima, nel caso il Boca comprasse Guerrero (il peruviano è sicuramente in partenza) potrebbe avere il cash per pagare la clausola recissoria del ex Gimnasia che ammonta a 15 milioni di dollari. Il contratto del Nacho è molto importante , perché in caso di partenza, l’idillio tra D’Onofrio e Gallardo potrebbe subire un durissimo colpo, visto che l’allenatore del River lo considera imprescindibile e insostituibile al pari di Enzo Perez.

Sempre l’Internacional, su richiesta del neoallenatore Coudet, vorrebbe Pratto e solo in prestito ma per ora il River non ha nessun intenzione di cedere visto che per ora non ci sono presupposti per poter comprare un attaccante di valore. Si era parlato di un prestito di Kranevitter, ma il Tucumano non ha volontà (per ora) di tornare in Sudamerica. Per questo 2020 il più grande colpo di mercato sarebbe confermare la rosa attuale.

Venerdì sera è scoppiato l’allarme Quintero, ma i presunti problemi cardiaci non sembrano proccupare più di tanto lo staff medico; bisognerà monitorare di settimana in settimana la situazione e solo i test fisici previsti in questi giorni potranno confermare l’arruolamento del colombiano in prima squadra.

Il semestre è fitto di impegni e Gallardo ha bisogna della rosa al completo già per settimana prossima, perché la Superliga è l’obiettivo principale a corto termine, visto che il titolo nazionale manca a Nuñez dal lontano 2014 (c’era ancora Ramon Diaz come tecnico). Negli anni precedenti, l’inizio anno è sempre stato complicato per gli uomini di Napoleon (basti pensare alle tre sconfitte casalinghe consecutive del gennaio 2019 contro Patronato, Aldosivi e Union de Santa Fe). bisognerà quindi essere pronti subito perché, vincendo le restanti 7 gare (+1 da recuperare), il River sarebbe matematicamente campione d’Argentina.

Capitolo Libertadores

Anche le urne della Conmebol non sono state magnanime con il River, inserendolo nel girone della morte, perchè oltre al San Paulo di Dani Alves, i ragazzi del Muñeco dovranno affrontare la Lega di Quito e il Deportivo Binacional. I 2900 metri di Quito e i 3800 di Juliaca metteranno a dura prova i polmoni dei giocatori, con il River pche in altura ha precedenti molto negativi. Per classificarsi agli ottavi, bisognerà obbligatoriamente vincere le 3 partite casalinghe e possibilmente con goleade contro ecuadoregni e peruviani. Le brasiliane si stanno ulteriormente rinforzando e la coppa Libertadores 2020 rischia di essere un appendice del Brasilerao.

San Martin reza por nosotros.

di Magdi Sadalla


calcioargentino.it

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