
C’è sempre un prima e dopo a seguito di Superclasico. La partita più importante e prestigiosa del futbol argentino è indubbiamente uno spartiacque per le due squadre che lo giocano, soprattutto se al termine dei novanta minuti un club prevale sull’altro. L’edizione numero 264 consacra nuovamente Gallardo e spinge il River verso nuove certezze, mentre fa tornare al punto di partenza il Boca. Che deve cambiare addirittura guida tecnica prima della fine del primo semestre.

QUI RIVER. Gallardo si è ripreso il River. Dopo una prima parte di semestre caratterizzato da incertezze dovute al non-gioco mostrato dalla sua squadra e dai risultati non conformi agli standard del club, il River di Gallardo ha cambiato marcia ingranando la quarta e in una settimana ha fatto ricredere gran parte dei tifosi. Attenzione agli interpreti, fondamentali nel processo di crescita. La vittoria nel Torneo Apertura col Gimnasia grazie soprattutto a Mastantuono e Driussi ha dato linfa per la difficilissima rimonta, tre giorni dopo, in Copa Libertadores nell’aspra altura di Quito contro un arrembante Independiente del Valle. Sotto di due gol nella trasferta ecuadoregna, il Millonario nella ripresa ha dato il meglio di sè, riuscendo ad riequilibrare la partita con il ritrovato senso del gol di Driussi che per la seconda volta consecutiva entrava nel tabellino. Pareva poi impresa impossibile riuscire a far fronte al Boca, fresco da una settimana senza impegni, nell’onorare al meglio il Superclasico nelle mura amiche del Monumental. Ed invece ancora grazie a Driussi e all’esplosione definitiva di Mastantuono il River di Gallardo ha potuto celebrare un trionfo colossale, che non solo ha azzoppato il Boca con l’esonero di Gago dalla guida tecnica, ma ha confermato come il Muneco sia, ancora, l’incubo peggiore per ogni tifoso che si rispetti della camiseta azul y oro.

QUI BOCA. Debacle, fallimento, frustazione. Il dopo superclasico in casa Boca è devastante. Gallardo, dopo la Clasicisima, è riuscito a far esonerare il quinto tecnico xeneize, confermando la sua missione antiboca. Mentre Gago, nonostante i confortanti ultimi successo e la prima posizione in classifica, in una settimana è riuscito a buttare al vento con una tattica suicida tutto il lavoro di sei mesi, facendo infuriare la Mitad mas uno che chiedeva a gran voce la sua testa. A fronte di una settimana di lavoro completa, el Pintita ha escogitato un atteggiamento difensivo talmente irritante, quanto inaccettabile per una squadra de jerarquia come il Boca, consegnando le armi agli avversari già dopo neanche venti minuti di gara e agevolando il River, che poteva dilagare già nel primo tempo. E’ questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’irritazione in casa Boca, dopo l’eliminazione in Copa Argentina dello scorso anno e in Libertadores dopo sole due partite della competizione. Gago ha vissuto sempre in un mondo parallelo, orgogliosamente difeso dal suo ego, fin dall’esperienza al Racing e incapace di dare un’identità alla squadra nonostante la sua consumata esperienza nel Xeneize. Ma se il ciclo Gago è stato un fallimento, la colpa più grande ricade su Riquelme, incapace di scegliere un tecnico che possa portare al Boca serenità, vittorie e confrontandosi alla pari con un River, che negli ultimi anni (parentesi Demichelis a parte) appare di un’altra categoria. Basti pensare cosa avrebbe detto se fosse stato all’opposizione politica dopo i fallimenti tecnici – nell’ordine – di Miguel Russo, Sebastian Battaglia, Hugo Ibarra, Jorge Almiron, Diego Martinez e Fernando Gago. Tutti tecnici scelti dall’ultimo Diez, che a quanto pare, non paga mai il conto.