
Otto partite da cardiopalma hanno fermato un intero Paese e fatto la storia del Torneo Apertura. Entusiasmo, delusione, orgoglio, vergogna: ecco le voci degli allenatori dopo il triplice fischio finale.
River Plate-Platense 1-1 (2-4 rigori)
Alla fine, quando il Platense festeggia, Gallardo chiede un rigore in più all’arbitro. Il Muñeco ha perso il conto della serie (e la speranza) e deve così tornare negli spogliatoi a testa bassa. Epilogo amaro per il River che stecca dopo le ultime quattro vittorie nel Torneo Apertura e dopo i buoni risultati ottenuti anche in Libertadores. È l’ottava volta consecutiva che il Millo perde un incontro ad eliminazione diretta ai tiri dal dischetto; segno di una maledizione ancora vigente ma anche di una consapevolezza, a trattti eccessiva, che non tiene conto – anche questa volta non si sono provati, secondo una fonte ben informata – della pratica dei tiri dal dischetto in allenamento. “Preoccupato? No, mi rimane la frustrazione per non essere riuscito ad andare fino in fondo”, ammette Gallardo a fine gara. “Devo riconoscere due cose: la prima, che oggi non siamo riusciti a giocare come avevamo dimostrato ultimamente, e l’altra, che il lavoro fatto dall’avversario ci ha impedito di giocare come volevamo”. Termina così amaramente la prima parte di stagione il River, confortato però dal progressivo miglioramento rispetto ad una prima parte di torneo da incubo, e dagli ottavi conquistati in Copa Libertadores dopo il primo posto del Girone. “È un peccato non poter continuare perché ci sentivamo davvero bene. Ma non finisce qui; continueremo a migliorare come squadra per giocare altre partite importanti come quelle di oggi”.
PLATENSE. È in paradiso il Platense: la piccola squadra marrón ha fatto saltare ancora il banco fornendo una nuova prestazione da applausi. Incredibile il cammino del Calamar: dopo aver espugnato il Cilindro de avellaneda, buttando fuori il Racing Club, questa volta è il Monumental ad ufficializzare che i ragazzini terribili di Orsi e Gomez sono una spina nel fianco per i squadroni molto più attrezzati per competizioni del genere. “Nel discorso prepartita ho chiesto ai miei giocatori di giocare come eroi, di vincere negli 90 minuti, perché altrimenti il mio cuore non avrebbe retto’, rivela Gomez con un sorriso nel dopo partita, “Sono andato vicino all’infarto“. “Il rigore al 100′ minuto? È qualcosa che mi ha sconcertato. Non volevo crederci – anche perchè nasce da una rimessa laterale invertita, da un clamoroso errore arbitrale –. Ma ero tranquillo perchè Dio vede tutto. Ho fiducia che si prende cura di me e sapevo che questa partita poteva andare solo in questo modo. Forse doveva essere ancor più epico. Abbiamo vinto una partita ma ancora non abbiamo vinto niente”.
Argentinos Jrs-San Lorenzo 1-1 (7-8 rigori)
ARGENTINOS JRS. Termina un semestre da incorniciare per l’Argentinos, considerato dagli addetti ai lavori come la squadra con il più bel gioco proposto in queste sedici giornate e capolista del girone A, precedendo club come Boca, Racing ed Estudiantes. Contro il San Lorenzo, il Bicho propone il suo solito ritmo di gioco, pressando alto e avviando velocemente l’azione offensiva, non riuscendo però a pungere come vorrebbe. Merito dell’azione intensiva, a livello difensivo, del San Lorenzo, che dopo il gol a inizio partita si ritira nella propria metà campo aspettando lo scorrere dei minuti. Abbastanza contrariato l’allenatore del Bicho, Nico Diez, che non le manda a dire a partita conclusa. “Il San Lorenzo non ha calciato in porta e ha giocato come una piccola squadra, non come una grande come ci si aspetterebbe. Merito dell’Argentinos Juniors che invece meritava maggior sorte. Ma è il calcio, non sempre vince il migliore. Il San Lorenzo è stato cinico. Avevamo il controllo della partita. Siamo dispiaciuti perché la squadra si è impegnata dare il massimo fino alla fine. Non meritavamo di uscire. Ho però la tranquillità che lotteremo con ancora maggiore tenacia nel prossimo campionato”.
SAN LORENZO. Il San Lorenzo si sta abituando ai miracoli. A causa della protesta della squadra per via della mancata remunerazione degli stipendi da oltre tre mesi il plantel ha dimezzato gli allenamenti in settimana. Scandali mediatici di corruzione da parte del presidente Moretti hanno messo alla berlina il club azulgrana, inibito pure dalla Fifa per la quinta volta per inadempienze contrattuali. Un club dunque allo sbando, se non fosse guidato dalla provvidenza in persona chiamata Miguel Russo, lo stregone a cui interessa solo il campo da gioco e nient’altro. Dopo il vantaggio di Vombergar il Ciclón si arrocca a protezione del risultato e rialza la testa solo ai calci di rigore. Una vittoria cinica, se vogliamo, ma che sottolinea una volta di più il coraggio e la testardaggine dei giocatori cuervos a superare gli enormi ostacoli che giorno dopo giorno si ritrovano dinanzi. È dopotutto la squadra di Papa Francisco, che forse ancora veglia da lassù e non abbandona i colori di Boedo. “È stata una settimana dura, è successo di tutto”, commenta con un sorriso a trentadue denti il Dt Russo. “Abbiamo separato lo spogliatoio da tutto il resto del club, il gruppo sta bene. Siamo convinti di quello che facciamo. L’Argentinos Juniors era forse la squadra migliore del torneo, ma siamo una squadra tosta. Oramai non soffro più in partita. Mi diverto, mi diverto da una vita. Altrimenti, resterei a casa. Dedichiamo questa vittoria ai tifosi del San Lorenzo. Raggiungere l’obiettivo delle semifinali in un torneo come quello argentino è molto importante per noi. Siamo convinti di potercela fare”.
Boca Jrs-Independiente 0-1
BOCA JUNIORS. Si conclude una prima parte di anno horribilis per il Boca. Senza Copas e ora costretto a guardare semifinali e finale dalla tv, non era quello che si aspettavano i tifosi bosteros, ancora una volta umiliati in casa come qualche mese fa accadde contro l’Alianza Lima. Per la verità il Xeneize gioca con dignità la prima parte di gara, ma i troppi errori sottoporta pregiudicano la possibilità di superare l’Independiente, più squadra rispetto ai locales e con un tecnico di cui i giocatori sono pronti ad andare in battaglia. Fischi, contestazioni a Riquelme, incapace di scegliere un tecnico come dio comanda e che sappia far vincere il Xeneize. “Que se vayan todos’, risuona alla Bombonera al termine della partita, con riferimento esplicito allo stesso Riquelme e Consejo de futbol. Addolorato il povero traghettatore Herrón, che termina malamente il suo quarto interinato nella prima squadra. “Da parte mia mi assumo la responsabilità di queste partite. Non so se dovrei definirle fallimenti, ma non ho raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato, ovvero raggiungere la finale del primo giugno. Sento molta frustrazione non essere riuscito ad avanzare alla fase successiva. Abbiamo interpretato al meglio il primo tempo, creando 3-4 occasioni molto nitide e poi ho capito che con Cavani ed Herrera avremmo avuto più peso offensivo, ma non è accaduto. Il dolore è molto forte, non c’è molto di cui parlare. Sicuramente, a partire da domani o nei prossimi giorni, si valuterà la situazione e si prenderanno delle decisioni”.
INDEPENDIENTE. “Vincere contro il Boca alla Bombonera penso sia il sogno di ogni tifoso rojo dopo il Clasico di Avellaneda”, commenta Julio Vaccari, nuovo profe alla guida del Rey de Copas. L’Independiente accede alla semifinale grazie a un’invenzione del laterale ‘Pantera Turbo negra‘ Alvaro Angulo, che da sua stessa ammissione, nei giorni precedenti avrebbe studiato come fare gol alla Bombonera guardando filmati di partite precedenti. Una prestazione di sostanza di tutto il gruppo, consolidata nella ripresa, quando il Rojo prende le redini dell’incontro e inizia a fare il bello e cattivo tempo a centrocampo e in attacco. Una consapevolezza calcistica dei prorpi mezzi talmente matura – e del tutto mancante nelle scorse stagioni -, che fa del frutto del lavoro di Vaccari una manna per l’attuale presente di questa squadra. “Questo club ha gettato le basi per diventare stabilmente protagonista del futbol locale e continentale”, commenta Vaccari nel post partita. “Questo Independiente è diventata squadra fin dal semestre scorso, quando abbiamo superato le numerose avversità che ci sbarravano la strada. Non so se questa col Boca sia stata la vittoria più importante, ma è fondamentale per rimanere nel torneo. Questa squadra ha costruito il suo carattere dal sacrificio e dal lavoro quotidiano e, partita dopo partita, ha dimostrato di poter raggiungere traguardi importanti, come ora sta facendo. Adesso pensiamo alla prossima”.
Rosario Central-Huracán 0-1
ROSARIO CENTRAL. Smarrimento, delusione, incapacità di darsi una spiegazione plausibile, che possa giustificare l’eliminazione del Central dal Torneo Apertura. Questi i sentimenti che provano i tifosi canalla che sfollano in silenzio dal Gigante de Arroyito, dopo la vetta conquistata del Gruppo B nella prima fase a gironi e una identità di gioco tra le più apprezzate del panorama futbolero. Ci prova Holan che al fischio finale applaude il pubblico e consola i suoi giocatori affranti e riuniti a centrocampo. “Non mi do pace. L’unica cosa che posso dire è che non meritavamo di uscire in nessuna circostanza. Siamo molto dispiaciuti perché volevamo continuare a crescere nel torneo e raggiungere i vertici del nostro gioco. Dispiace soprattutto per i nostri tifosi che sono stati incredibili. Hanno fatto un enorme sforzo per sostenerci, hanno riempito lo stadio e ci hanno sempre incoraggiato. Dispiace soprattutto per loro.”.
HURACAN. Esultano invece di gioia indicibile l’Huracán che di ritorno in fretta e furia dalla Colombia (Copa Sudamericana), con un solo giorno di allenamento all’attivo, causa diluvio universale, riesce ad espugnare Rosario lato canalla. Un risultato incredibile, che dà continuità alla favolosa cavalcata della scorsa stagione, quando la squadra di Kudelka si ritrovò a lottare per la conquista della Primera División fino all’ultima giornata. Un’impresa sfiorata, ma che permise al Globo di qualificarsi alla Copa Sudamericana di cui ora è già avanti agli ottavi. “I ragazzi stanno tenendo alto i valori di questo club, danno valore a ciò che è una squadra, ecco perché dico che la parola chiave è orgoglio”, commenta l’allenatore Kudelka “Giocare ogni tre giorni? Non ci lamentiamo. Lamentarsi porta inutile energia negativa. Quando la squadra deve giocare, gioca; quando deve correre, corre. Crediamo in questi metodi, anche senza allenamento”.