
Era difficile fare peggio. Da quando Juan Román Riquelme ha vinto le elezioni diventando per la prima volta numero uno nel dicembre 2023 il Boca Juniors non ha alzato neanche un titolo al cielo. Neanche la miseria di Copa Argentina o una Supercopa Internacional – fantomatico trofeo messo in piedi dall’oggi al domani dai sempre creativi dirigenti del futbol argentino -, i tifosi hanno potuto festeggiare. Proprio lui che massacrava senza pietà la precedente gestione Angelici nei comizi elettorali o nei media nazionali, criticando la mancanza di identità boquense nelle mura societarie. Ora la situazione si è palesemente rovesciata e Riquelme è diventato ancor più ‘mudo‘.
Bruciati in soli 18 mesi i 65% di voti di preferenza che il plebiscito xeneize avevano donato all’ultimo diez lo scettro del comando; ora se ci fossero nuove elezioni non raggiungerebbe lo sbarramento del 10%. Ma com’è potuto accadere all’idolo più importante della storia del club xeneize?
La risposta è semplice: Riquelme ha fatto sempre di testa sua. Circondandosi da un Consejo de Boca composto dai suoi ex compagni che mai lo hanno contraddetto neanche quando la barca iniziava ad affondare, JJR è andato sempre dritto per la sua strada, sentendosi il dovere di guidare un transatlantico come il Boca con la testardaggine che da sempre lo contraddistingue, finendo ora sopra gli scogli. Se fosse solo un discorso politico e di sentimento, lascerebbe il tempo che trova, ma purtroppo sono i risultati a parlare. E sono a dir poco impietosi.
CICLO RIQUELME. Nel suo ciclo da presidente (tralasciando l’esperienza da vice di Ameal) Román ha ‘bruciato’ tre allenatori in questi diciotto mesi: l’ambizioso Diego Martinez, durato nove mesi; l’egocentrico Fernando Gago, in panchina per sei mesi e Mariano Herrón, traghettatore per quattro occasioni (!) e ‘tappabuchi’ per la guida tecnica della prima squadra. Numeri peggiori se osserviamo che negli ultimi due anni e mezzo il Boca è sempre stato eliminato in tutte le competizioni a cui ha partecipato: Copa Argentina 2023: eliminato in Semifinale.; Copa de la Liga 2024: eliminato in Semifinale; Sudamericana 2024: eliminato agli Ottavi; Primera Division 2024: 6° posto; Copa Argentina 2024: eliminato in Semifinale; Libertadores 2025: eliminato nella fase preliminare; Torneo Apertura 2025: eliminato ai Quarti di finale.
RAZA NEGATIVA. Una impressionante serie di prestazioni negative che evidenzia la mancanza di carattere e garra, tipica caratteristica del club azul y oro, se guardiamo che il Boca nelle gare ad eliminazione diretta ha vinto solo sette delle ultime ventisei partite. Per non parlare dei SuperClasicos, uno solo vinto dei quattro disputati. Peggio ancora se la forbice di riferimento si amplia ai clasicos delle Cinco Grandes compresi Racing e Independiente e San Lorenzo, dove il Boca può vantare solo quattro trionfi rispetto alle undici stracittadine. Risultati negativi, delusioni a catena, allenatori sfogliati come margherite, ma ci si ilusiona con l’arrivo dell’amato Gago in panchina. La goccia che fa traboccare il vaso della pazienza arriva però proprio dal Pintita. La clamorosa eliminazione Libertadores da parte dell’Alianza Lima guidato dall’odiato Pipo Gorosito (ex giocatore River) nella seconda fase playoff, lasciando fuori dalle competizioni subcontinentali un club glorioso come il Boca, è un colpo troppo difficile da digerire per la Mitad mas uno, come il deludente Superclasico perduto poche settimane dopo. Perdute identità, onore e dignità da colui che propagandava un anno scoppiettante per i tifosi. Sì, però per quelli del River.

MERCATO. Paradossale anche l’ultimo calciomercato costato ben 26 milioni di dollari. L’acquisto di Alan Velasco, prelevato dal Dallas per ben 10 milioni – e secondo maggior spesa di sempre del club -, si dimostra talmente sballato che l’attaccante ha partecipa diciotto partite però mai lasciando il segno come reti o assist. Dicesi lo stesso per Carlos Palacios o Tomas Belmonte, diventati capri espiatori nella contestazione dei tifosi alla Bombonera per il loro scarso apporto offerto alla causa. Per non parlare dei veterani, come ad esempio il capitano Rojo, che ‘non si sente in debito dopo l’ultimo Superclasico perso’, o Cavani, ormai al tramonto della sua luminosa carriera europea, protagonista di grotteschi gol divorati sottoporta e incapace di lasciare il segno con la sua jerarquia.
Un ciclo talmente negativo che la stessa tifoseria si spacca tra chi sostiene ancora il presidente Riquelme e chi lo invita ad andare a lavorare. Una carriera, quella del Mudo, che non potrà mai essere dimenticata per quanto contribuito alla grandezza del Boca da giocatore, ma che ora rischia di essere macchiata in maniera indelebile con una gestione totalmente fallimentare a livello dirigenziale. Juan Román Riquelme deve lasciare? El Boca es su gente. Lo diceva per primo lui.