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Le ultime due settimane del San Lorenzo sono state una sequenza quasi ininterrotta di pessime notizie: sconfitte ignobili, errori marchiani, dimissioni, e chi ne ha più ne metta.

Ma andiamo con ordine.

L’inizio della fine del ciclo Romagnoli è stata sicuramente la vergognosa partita di Alta Cordoba (terminata con una sconfitta per 2-0 che poteva essere più ampia) ma i problemi erano più vecchi e si trascinavano da tempo. Così come si trascinavano anche i giocatori sul campo dell’Instituto. Basta rivedere i gol subiti, focalizzandosi sui rinvii poco convinti e sui movimenti difensivi al rallentatore, per capire che c’era qualcosa che non andava. Infatti, nel corso della settimana precedente al match, una delegazione di giocatori aveva avuto un incontro con i dirigenti per reclamare il pagamento dei premi per i risultati raggiunti in coppa Libertadores e mai incassati. Evidentemente le promesse non sono state mantenute e la prestazione indecorosa è stata di forma di manifestare il proprio disappunto.

A questo punto Romagnoli aveva deciso di tenere duro pensando di giocarsi il tutto per tutto nelle due partite successive: il recupero dei 43 minuti da giocare a porte chiuse sul campo del Godoy Cruz (si partiva dal parziale di 1-1) e la partita del Nuevo Gasometro contro il Barracas del Gallego Insua. A priori, 4 punti sarebbero bastati a consolidare la posizione del “Pipi” e ad allontanare la squadra dalla zona retrocessione distante solo 7 punti.

Il rigore sbagliato malamente rappresenta una “sliding-door” incredibile sia per l’impatto sull’umore di tutto il mondo San Lorenzo, che per le conseguenze su Romagnoli. Come detto, a priori un punto sarebbe stato un risultato più che accettabile ma, il fatto di essere andati così vicino a guadagnare i tre punti e non esserci riusciti, ha cambiato totalmente la prospettiva.

Se a questo sommiamo che, durante il viaggio di ritorno da Mendoza, l’umore di alcuni giocatori non fosse per nulla consono al momento difficile che la squadra e il suo allenatore stavano vivendo, la decisione del Pipi è stata quasi inevitabile.

Il giorno dopo la partita arrivano le dimissioni dell’ex numero 10 azulgrana che lascia il club, del quale, è idolo indiscusso oltre che giocatore più titolato della storia del club. Dal successivo casting escono tantissimi nomi. Il primo indiziato è Pablo Guede che però rifiuta in quanto non interessato a prendere in mano la squadra a stagione in corso.

Dopo varie una girandola infinita di nomi la dirigenza decide di puntare su Miguel Angel Russo, ex allenatore del Rosario Central e passato da Boedo già nel 2008/09 quando, dopo un campionato più che buono, non riuscì ad imporsi nel triangolare finale con Boca e Tigre a causa di evidenti torti arbitrali.

L’accordo, valido fino a dicembre 2025, è stato firmato nel pomeriggio di giovedì e “Miguelo” ha già diretto il primo allenamento di questo suo nuovo ciclo al San Lorenzo. L’arrivo di Russo risolleva l’umore di una piazza alla quale basterebbe ben poco per ricominciare a sognare in grande, magari con una bella rivincita dopo quel campionato rubato 16 anni fa…

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