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2 aprile 1982 e 22 giugno 1986

Prima o poi bisogna farci i conti col fútbol. Se tutte le strade portano a Roma, in Argentina TUTTO porta inevitabilmente al futbol. Ed è del tutto normale per il ruolo e per il valore che ha il futbol in Sudamerica, legato a doppio filo a tutti gli strati sociali. In questo caso parlare di Argentina contro Inghilterra nel mundial mexicano equivale forse ad aprire l’album dei più bei ricordi. Per ogni singolo argentino questo fu l’evento che restituì dignità e calore a un popolo appena quattro anni prima umiliato in casa propria. E non stiamo parlando di calcio.

STORIA. Il 2 aprile 1982 corrisponde all’inizio della guerra delle Malvinas contro l’Inghilterra mentre il 22 giugno 1986 alla partita dai gol diventati leggenda: la mano de Dios e il gol del Siglo. Qui ci addentriamo a terreni impervi, dato che ci imbattiamo nei 90’ più sconcertanti di sempre. Per riuscire a spiegare l’effetto che ebbero i due gol più discussi del Mundial 1986 ci siamo avvalsi delle parole dei diretti protagonisti. Saranno loro a prenderci per mano facendoci conoscere davvero cosa accadde quel giorno di inizio estate allo stadio Atzeca di Città del Messico.

La Storia di quella mitica partita ha radici profonde quattro anni prima. È il 1982, in Argentina c’è la dittatura militare della Junta Militar de Videla. Anni di terrore per chi osa contrastare le maniere forti del regime; basta poco per entrare nella lista dei 30.000 desaparacidos e non tornare più a casa. Videla, probabilmente intuendo la fine vicina della dictatura tenta il colpo a effetto: usare come propaganda di regime il sentimento comune a cui tutto il popolo argentino tiene stretto nel cuore. La bandiera argentina piantata nel suolo delle isole Malvinas. L’arcipelago è dal 1833 sotto il dominio britannico nonostante disti neanche 500 km dalle coste argentine, contro gli 11.000 da Londra. E’ abbastanza normale sentirselo proprio ed è abbastanza normale cercare di ribellarsi al sopruso dei nuovi colonizzatori. Questo, almeno, è l’intento dei militari: conquistare con la forza le Malvines. Se tutto andrà bene potranno rimanere al potere, anche più forti di prima.

La guerra durerà pochi mesi ma la sconfitta argentina sarà il culmine dell’umiliazione nel periodo storico più drammatico dai tempi della colonizzazione spagnola. Videla e i suoi uomini se ne andranno, lasciando immani macerie al nuovo e inesplorato palcoscenico nazionale. È di fatto la stessa umiliazione delle Malvines che segnerà di fatto il cambio di forma di governo da autoritarismo a democrazia in Argentina.

1986, ESTADIO AZTECA, MEXICO CITY. Quattro anni dopo, come d’incanto, il destino offre su un piatto d’argento Inghilterra e Argentina di nuovo a battagliare, ma in questo caso in campo di fútbol, nei quarti di finale del Mondiale del 1986. È il primo confronto ufficiale delle due nazionali dopo la guerra. Non c’è più la dittatura ma è ancora ben sanguinante la ferita contro los ingleses. E non si tratterà più di un evento calcistico; la posta in gioco sarà ben altra rispetto alla qualificazione alle semifinali, gli undici che scenderanno in campo dovranno essere in un certo senso vendicatori di una nazione intera: l’onore, la dignità e le lacrime delle vedove e madri argentine saranno stimoli più nobili e importanti di una semplice partita di futbol.

Maradona è il più talentuoso dei suoi ed è il capitano. Sa che questa è un’occasione più unica che rara per farla pagare con gli interessi agli inglesi colonizzatori. Diego vuole vendicarsi ‘con todos’ e questa vittoria dovrà incarnare appieno i valori del popolo, dell’argentinità. In questo posto, a quest’ora la Selección sarà portabandiera delle speranze di riscatto di un intero popolo.

Per essere sicuro che tutto possa andare per il verso giusto, el pibe de oro, come in un videogioco, sposta il suo livello da partita ‘mundial’ a ‘Clásico del Barrio’ , in una partita cioè da vincere assolutamente, pena la rappresaglia e le lame immaginarie della barra in caso di sconfitta. Immagina di giocare per la sopravvivenza, el Pelusa, probabilmente in un Clasico a Villa Fiorito o giù di lì, luoghi malfamati dai quali è riuscito ad uscirne grazie al suo talento. Maradona non dimentica da dove proviene ed è quella la sua forza interiore, riuscire a far fronte ad ogni situazione con la sua indomabilità, genialità e carattere forgiato dalla fame e dalla povertà. Che poi sia anche la rivincita sulla questione Malvinas, allora non farà altro che caricarlo ancor di più dal punto di vista della garra e determinazione, qualità indispensabili per sconfiggere il temibile leone inglese. Diego non è un ‘cagón’ e le sue responsabilità è abituato a prendersele sulla propria pelle, mettendoci la faccia e soprattutto ‘pelotas’. E così tutta la Seleccion ai suoi comandi. È in semplicemente l’uomo giusto al momento giusto per sovverchiare gli equilibri geo politici-calcistici fin lì concepiti.

ARGENTINA-INGLATERRA. Le squadre entrano in campo secondo il protocollo Fifa: Argentina alla destra e Inghilterra alla sinistra dell’arbitro. Suonano gli inni, prima ‘Libertad, libertad, libertad’ e poi ‘God save the queen’. Quando ancora la banda musicale esegue l’inno d’Albione el Pelusa si scorge un paio di volte per scrutare con sguardo di sfida i nemici. Non è questo tempo di fair play, gli inglesi non sono più rivali ma nemici da combattere. È ‘solo’ un quarto di finale, ma è più di una finalissima da parte Argentina.

Parla el Tata Brown “Quando abbiamo finito di ascoltare l’inno, tutti si sono zittiti e abbiamo sentito Diego urlare contro di noi: ‘Dalee eh, dale, che questi hanno ucciso i nostri ragazzi. Lo dobbiamo ai nostri amici e conoscenti”.

Il primo tempo serve solo per studiarsi, tanto sembra una finale per la pressione si respira nell’aria. Quando l’arbitro Ali Bin Nasser, tunisino, fischia la fine dei 45 minuti forse fa un favore a tutti, lo spettacolo appena visto non vale di certo il prezzo del biglietto. Le due squadre sono bloccate, c’è un tatticismo fisiologico derivante dalla paura di commettere errori. Maradona corre, cerca spesso la giocata ma gli inglesi sono attenti e molte volte lo abbattono senza pietà. E allora possiamo solo immaginare i discorsi motivazionali nello spogliatoio. Questa è una partita da vincerla in ogni modo, in qualunque maniera, un’altra sconfitta contro l’Inghilterra non è minimamente contemplata, costi quel che costi.

Ed ecco all’improvviso parte la scintilla che fa deflagrare la bomba, al 50’ si sblocca la partita con il gol dell’Argentina. Diego segna con un gol.. davvero mai visto prima. Maradona in elevazione manda la palla in rete toccando la palla con la mano, ma facendolo con una sobrietà, con una ‘delicatezza’, che non tutti se ne accorgono. E l’arbitro non di certo.

La Rai trasmette in diretta la gara. La mano de Dios e il commento – in diretta – del cronista Giorgio Martino è l’analisi perfetta di quello che accadde quel giorno all’Atzeca di Città del Messico.

(0-0, siamo al 50′) “..Se la bilancia tende un pò a favore dell’Argentina come giudizio generale è perchè l’Argentina ha un Maradona in più rispetto all’Inghilterra. Ecco ancora Maradona, splendida condizione di forma, va via ancora Maradona, cerca il dribbling breve, serve ancora Valdano che si fa anticipare…….. ed è goool, gol di Diego Armando Maradona che ha anticipato l’uscita di Shilton! Lo merita Maradona! Quinto minuto del secondo tempo, protestano gli inglesi perche dicono… che Maradona ha toccato la palla con la mano, ora rivediamo ..Ecco l’azione, ecco Valdano che sembra aver sciupato tutto…. e va con il pugno, va con il pugno ad appoggiare la testa.. è pugno più che testa. È proprio questo pugno che Maradona tiene alzato”.

Poi Martino si supera. E sempre in diretta.

Argentina – Inghilterra, Commento Rai di Giorgio Martino.

“E così Maradona entra nella storia come Piola. Piola è rimasto per decenni nella storia del calcio per aver segnato un gol all’Inghilterra con un pugno.. e ora Diego Armando Maradona si aggiunge a questa tradizione (!) .. E’ chiaro che il gol di Maradona al quinto minuto è irregolarissimo, non c’è dubbio, però diciamo francamente che Diego se lo meritava questo gol per come aveva giocato, e forse anche per l’astuzia, la furbizia.. ha fatto una cosa che lui stesso sa che è perfettamente irregolare, però, forse nel repertorio, nel bagaglio di Maradona c’è anche la capacità di saper sfruttare tutte le circostanze, tutte le occasioni”..

Giorgio Martino dice già tutto, e in presa diretta per giunta. Diego possiede il dono di riuscire a ‘plagiare’ le situazioni di gioco a suo vantaggio grazie alla sua picardia e genialità. In questo caso va oltre. Riesce a barare senza che nessuno se ne accorga, ma non lo fa in maniera arrogante o presuntuosa, ci riesce con un’eleganza che fa sembrare ‘il fattaccio’ (con occhi non inglesi) quasi come opera d’arte, in vero stile ‘Davide contro Golia’.

Maradona: “Quando ho visto che la palla stava salendo, pensai …ancora più su, più su, non la raggiungo mai. ‘Per favore pelota, scendi, per favore, scendi!’. Non ce l’avrei mai fatta a prenderla, e fu in quel preciso momento che nacque la Mano de Dios. Da lì mi venne l’idea, allungai la mano e la misi dietro la testa..”

“E ovviamente, quando cado, Shilton non capisce dove è finita la palla. Io invece sembro abbastanza sicuro, e la palla è in rete. Mi giro, vedo che il guardalinee va verso la metà campo e inizio a gridare: ‘Gol, gol!’

L’idiota del ‘Checho’ (Batista) si avvicina e mi dice: ‘ma l’hai fatto con la mano’. ‘Chiudi quel buco del culo e abbracciami’. E da lì hanno iniziato tutti ad abbracciarmi. Valdano mi dice: “Non dirmi che l’hai fatto con la mano, devi dirmelo.” E io dico: “Te lo dirò più tardi, smettila di rompere le palle!”

Neanche i telecronisti della BBC Barry Davies e Jimmy Hill in prima battuta non ci hanno capito niente: ” I giocatori inglesi protestano per un fuorigioco ma non si sono accorti che a servire involontariamente Maradona è stato Hodge.” Servirà la moviola perche apprendino anche loro la clamorosa realtà.

Peter Shilton invece sa benissimo quello che si è appena consumato davanti ai suoi occhi: “Ho fatto tutto il possibile per evitarlo e la famosa foto dimostra che sono più vicino alla palla che alla sua testa. Ecco perché l’ha segnato con la mano. Oggi c’è ancora gente che mi dice: “Oh, ti ha sorpreso.” No, non mi ha sorpreso. Ha barato.

È 1-0 ed è quasi fatta, ma Diego sa cos’e successo. Lo sanno anche i suoi compagni che per un certo verso sono ancora sconvolti per quanto hanno appena visto.

MEXICO CITY, MEXICO – JUNE 22: Argentina player Diego Maradona outjumps England goalkeeper Peter Shilton to score with his ‘Hand of God’ goal as England defenders Kenny Sansom (top) Gary Stevens (c) and Terry Fenwick look on during the 1986 FIFA World Cup Quarter Final at the Azteca Stadium on June 22, 1986 in Mexico City, Mexico. (Photo by Allsport/Getty Images)

Maradona: “Dopo il gol non venì nessuno a esultare da me perché pensavano che venisse annullato. Io gli dicevo ‘muchachos venite qui’ e i ragazzi venirono tutti timidi e mi abbracciarano, però, con un abbraccio che diceva.. stiamo rubando. ”

E qui Diego pensa tra sè e sè che questo forse non può bastare, sarebbe troppo ‘sporca’ vincerla così, anche se contro gli inglesi, poteva davvero valere tutto. No. Deve inventarsi qualcosa per far dimenticare al più presto quanto appena successo. Un qualcosa di mai visto prima che ‘copri’ quanto appena visto. E la pensata gli viene abbastanza buona cinque minuti dopo, dato che concepisce il gol più bello della storia del futbol. Nientemeno che ‘el gol del siglo’.

Per un gol memorabile non poteva esserci che una telecronaca indimenticabile, il famosissimo ‘relato’ di Víctor Hugo Morales: due opere d’arte concepite nello stesso istante, niente di preparato, tutto talmente genuino e improvvisato che mette in quel momento l’Azteca come capitale dell’universo per quei 10 secondi di adrenalina pura. Señoras y señores, Victor Hugo Morales:


E’ il gol della vita, il gol del secolo, il più bello di sempre. Diego fa uscire dal cilindro una giocata memorabile nella partita più importante di sempre. E’ la perfezione assoluta e questa volta non ci sono contestazioni. El Diez sta vincendo da solo contro tutta l’Inghilterra, caricandosi sulle spalle la squadra e una nazione intera. A quel punto anche gli avversari capiscono che contro uno così, c’è poco da fare. Maradona dopo aver umiliato l’avversario con la furbizia, mette al tappeto i tre leoni definitivamente con il genio. E’ davvero lui il futbolista più forte del pianeta. Il palcoscenico mondiale non farà altro che celebrarlo in tutto il pianeta per quella giocata mai vista prima.

PRESSIONI. In una partita così sono inevitabili le pressioni mediatiche dopo le Malvinas. Ma Diego, nella conferenza pre partita, stuzzicato dai giornalisti, non cade nella trappola e getta acqua sul fuoco: “È solo una partita di calcio, dice, per quanto importante. Non siamo noi giocatori a dover risolvere i problemi tra i due governi.”

La versione ‘di facciata’ verrà ritrattata dallo stesso Diego anni dopo e tirerà fuori inevitabilmente la verità: “Quando ripenso a Messico ’86 la prima immagine che mi viene in mente è il gol contro gli inglesi. Perché era come battere un Paese più di ogni altra cosa, non una squadra anche se prima della partita noi dicevamo che il calcio non aveva nulla a che fare con la guerra delle Malvinas”.

“Sapevamo intimamente che molti ragazzi argentini erano morti, che i nostri erano stati uccisi come uccellini. Dichiarai che le due cose non erano in correlazione, ma era una bugia, perché inconsciamente lo sapevamo bene, quindi era molto più che vincere una partita, più che lasciare gli inglesi fuori dalla Coppa del Mondo”.

E ancora: “Ho giocato contro l’Inghilterra pensando alle Malvinas. Sentimentalmente, ho reso ciascuno dei giocatori inglesi colpevole per quello che era successo nell’82. Sì, incolpavamo i giocatori inglesi di tutto ciò era successo”.

“Sì, lo so che è pazzesco, ma ci siamo sentiti così ed era più forte di noi. Stavamo difendendo la nostra bandiera, i ragazzi caduti e la verità è quella. E il mio gol … il mio gol aveva una grande importanza, ce l’hanno avuti tutti e due in verità. Il primo era come rubare un portafoglio mentre il secondo era come chiudere per sempre la questione inglese”.

Più filosofico il pensiero di Jorge Valdano, per cui entrambi i gol mostrano i due modi dell’essere argentino. “Il primo gol mostra la furbizia, quella che in Argentina è conosciuta come creatività (viveza criolla) o arte del barare. L’Argentina è un paese in cui l’inganno ha più prestigio dell’onestà. Ma ha anche un’altra faccia, quella del virtuosismo, dell’abilità della genialità. Nel secondo gol Maradona incorona la partita con un’opera d’arte. È l’abilità, la gambeta, ed è quello che ci appartiene. Un altro elemento di prestigio nel calcio argentino, dove saper dribblare è più importante che saper pensare”.

Il voto dei giornali: a Diego 11


Questo non è più futbol, è infinitamente di più. La dittatura, i desaparecidos, la guerra delle Malvines, la difficile precarietà argentina. E all’improvviso dal Cielo arriva la provvidenza, il profeta che ristabilisce una sorta di equilibrio sulla Terra. Questo non è più futbol, questo è davvero il ritorno alla vita in Argentina. E finalmente alla democrazia.

VITTORIA. La vittoria sull’Inghilterra del ‘86 ha avuto molto più valenza morale rispetto alla gloriosa vittoria in finale contro la Germania. E davvero, non riusciamo a immaginare le conseguenze che avrebbe portato se fosse accaduto il contrario. Convivere a una nuova umiliazione sarebbe stato forse un carico forse troppo pesante da sopportare per un popolo già abbastanza debilitato.

È questa in definitiva la vittoria più gridata dal popolo argentino, ne arriveranno delle altre, ma la portata socio-politica che ebbe questo evento fu davvero una cosa mai vista prima. Al fischio finale, l’Obelisco di Buenos Aires sarà invaso da tifosi di tutte i club nazionali. Ci saranno bandiere del River, del Boca, dell’Independiente e di tutte le altre, e si festeggerà tutti assieme con la bandera argentina. Diego e la Selección hanno unito il Paese con un futbol romantico dal lieto finale. È il nostro pensiero, la nostra lettura ‘di parte’ dei fatti che accaddero quel 22 giugno 1986. Si avvalse paradossalmente dell’ingiustizia del gol della ‘mano de Dios’ per ottenere giustizia morale. In fondo era pur sempre una battaglia, dopo quella sanguinosa delle Malvinas. Da quel giorno però, si abbattè sulla Seleccion Argentina (la probabile) maledizione lanciata dagli inglesi, quella cioè di non riuscire a vincere un mondiale fino ai giorni nostri. È probabilmente il prezzo chiesto dal dio del futbol per pagare quel giorno di gloria; un capro espiatorio sacrificato sull’altare per vincere la partita più importante della storia argentina.

E a concludere, il pensiero di un altro predestinato, el Doctor Carlos Bilardo:Era l’Inghilterra. Pazzesco. Il ricordo delle Malvines e l’espulsione ingiusta di Rattin nel ’66. Bastava sentire Robson dire “yes” per provocare el Negro Enrique e per accendere il desiderio di Diego di calpestarli senza pietà. Li mandammo fuori.. e Shilton piange ancora.

Già, ancora.


calcioargentino.it

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