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Articolo di Martin Mazur, La Gazzetta dello Sport, 10 novembre 2018.

La partita del secolo
L’Argentina si ferma per la finale Boca-River

Un vecchio e argentinissimo modo di dire fa così:
Dio è dappertutto, ma riceve solo a Buenos Aires. E serve anche per spiegare la superfinale di stasera: alle 9 italiane gli occhi del mondo del calcio guarderanno l’andata della Coppa Libertadores, il Superclasico fra Boca e River, in una Bombonera strapiena di tifosi. È una delle partite più importanti della storia del calcio sudamericano. È il primo derby in finale di Libertadores, fra i più velenosi al mondo. L’Argentina è divisa in due. Con alte possibilità anche di emergenza meteo e tempeste elettriche. Più la Var. Un racconto che nemmeno Osvaldo Soriano si è mai permesso di scrivere.

SENZA OSPITI Alla fine saranno in 50.000 al Colosseo di Maradona, Palermo e Riquelme, ma tutti xeneizes, senza ospiti. L’idea del presidente del Paese, Macri, di offrire 4.000 posti ai tifosi avversari è stata subito respinta dai club e dai responsabili della sicurezza. Ma i fans del River saranno per strada: migliaia accompagneranno il pullman della squadra nella partenza dal Monumental, con striscioni e fuochi d’artificio. Il tutto in una città militarizzata ormai da 20 giorni, perché il 28 arriveranno Trump, Putin e i presidenti del G20. «Ancora non sappiamo se alcuni di loro vorranno esserci, non ho sentito che Putin abbia chiesto di andare al Monumental, ma ci sarà di sicuro Infantino, il presidente della Concacaf e altre personalità importanti del nostro mondo», dice Dominguez, numero uno della Conmebol.

FOLLIA PER ESSERCI I posti riservati per i tifosi non bastano.
Se già capita ogni domenica, immaginatevi per una finale di Libertadores contro i cugini; ormai è impossibile da gestire. Il Boca ha più di 100mila soci che pagano ogni mese la quota, ma la Bombonera è troppo piccola. Per i soci si è ideato un sistema di filtri: priorità per quelli che sono entrati a tutte le partite di Libertadores, ma il sito web è crollato in meno di un minuto. Non c’è tecnologia che possa sopportare l’ansia di migliaia di persone. E come succede spesso, le file per ritirare i biglietti alla Bombonera sono finite con scontri e l’interventodelle forze dell’ordine.

INFORTUNI Nel River non ci sarà l’allenatore Gallardo, squalificato per 4 gare e con proibizione d’ingresso allo stadio del Boca. «Una legge che serve per penalizzare i delinquenti, non gli allenatori che entrano in uno spogliatoio», ha commentato il presidente del River Rodolfo D’Onofrio. Ma nei lamenti dei tifosi c’è anche l’assenza del capitano Leonardo Ponzio, ancora non al 100% dopo uno strappo muscolare: sarà pronto per il ritorno al Monumental. Anche Scocco, carnefice del Boca in Superliga e in Supercoppa (ma non titolare) è a rischio per un problema muscolare: la settimana scorsa ha resistito solo 15 minuti in campo. Se non va in panchina, il suo posto potrebbe essere per il 18enne Julian Alvarez, appena 2 partite in Primera.

ATTACCANTI Nella squadra di Barros Schelotto, dopo lo choc per aver perso il portiere Andrada nei quarti (frattura a una mascella), i problemi sono di abbondanza, specie in attacco: 7 giocatori per 3 ruoli. Così, a quanto pare, il centravanti continuerà a essere Ramon Abila, detto Wanchope, mentre Benedetto, in gran forma dopo il
lungo stop di 7 mesi (3 gol nelle 2 gare col Palmeiras in semifinale), aspetterà in panchina. Seduto accanto a Cardona, Maurito Zarate e Tevez. Ma niente è confermato. Come nella Guerra Fredda, l’allenatore darà la formazione solo pochi minuti prima dell’inizio.

PACE Le trasferte di Libertadores diventarono famose negli anni 70, quando i giocatori ricevevano pugni e schiaffi, e dovevano camminare in spogliatoi con mezzo metro d’acqua e senza luce. Ora si cerca di evitare le tattiche sporche del passato. «Bisogna capire che il 25, dopo i festeggiamenti di chiunque abbia vinto, il mondo continuerà, e dobbiamo pensare a tutte le cose che ci sono ancora da fare in questo Paese per avere una patria più giusta», ha detto il presidente del River, D’Onofrio. Quello del Boca ha preferito ricordare il passato glorioso: «Non dobbiamo dimenticare le gare che abbiamo vinto col Real e Milan». Giusto, per rinverdire i fasti.

(3 – continua)


calcioargentino.it

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